Una Carovana Internazionale per l’apertura di un corridoio umanitario a Kobane

Di Franco Uda, coordinatore Pace, solidarietà e cooperazione internazionale.

È molto grave la situazione denunciata in queste ore dal Congresso nazionale del Kurdistan (KNK): centinaia di civili curdi feriti e molti assassinati con la partecipazione della polizia contro i civili. A seguito di provocazioni continue da parte del Governo di Erdogan, gruppi razzisti dell’AKP e gruppi fascisti si sono lanciati in attacchi coordinati contro civili curdi, hanno attaccati negozi, case, aziende e uffici dell’HDP nelle ultime 48 ore. Dall’inizio della guerra turca contro i curdi 32 anni fa, questa è la prima volta che tali violenze si sono verificate su così larga scala. Erdogan e l’AKP stanno in modo esplicito provocando scontri razziali e attacchi da parte dei nazionalisti. Due giorni fa il Presidente ha anche invitato l’opinione pubblica a informare di compagni civili che avessero ritenuto agire in maniera ‘sospetta’. Questo è un tentativo di dividere la società, promuovere un conflitto interno tra gruppi etnici, e stimolare il razzismo anti-curdo. Le folle si stanno organizzando attraverso i social media, formando gruppi e attaccando case note per appartenere alle famiglie curde. Il KNK chiede alla comunità internazionale di agire immediatamente per chiedere al governo Erdogan di porre fine alle sue politiche violente, razziste e di divisione. Acquista così una grande rilevanza l’appello per la Carovana internazionale per l’apertura di un corridoio umanitario a Kobane. Circa un anno fa l’IS ha lanciato la prima ingente offensiva contro il cantone di Kobane. La popolazione curda, guidata dalle forze di autodifesa del popolo (YPG e YPJ) ha organizzato una grande difesa contro l’attacco, la resistenza di uomini e donne è stata una battaglia per la democrazia, per i diritti umani, per un futuro comune, per la legittimazione e l’uguaglianza delle donne nella società. Il supporto della Coalizione internazionale è stato prezioso ma non sufficiente. Kobane è stata liberata dopo 134 giorni di resistenza, ma gli attacchi non si sono fermati. I servizi essenziali, quali acqua ed elettricità, i rifornimenti di cibo e le cure sanitarie sono ai minimi livelli o addirittura inesistenti ed è necessario garantire ai rifugiati la possibilità di rientro nella propria città in modo sicuro. L’apertura del confine con la Turchia risulta quindi fondamentale. La popolazione ha urgentemente bisogno di un corridoio umanitario per ricevere gli aiuti necessari al fine di proteggere, rifornire e ricostruire la propria città. La ricostruzione di Kobane e il sostegno alla Rojava garantiscono oggi l’unico percorso possibile per una democratizzazione della Siria e dell’intera area, mentre l’obiettivo della Turchia di creare una buffer zone favorirà nei fatti l’avanzata delle forze jihadiste e qaediste mettendo a rischio centinaia di migliaia di vite umane. L’appello fa un invito esplicito a singoli attivisti, istituzioni, sindacati, partiti politici, ONG, autorità locali e internazionali alla partecipazione a una grande Carovana internazionale per promuovere la pace, per sostenere la stabilità in Siria e nelle regioni liberate dal terrorismo. La prima urgenza è l’apertura di un corridoio umanitario per esercitare pressioni nei confronti dell’ ONU, che implementando la Risoluzione 2165, potrebbe essere in grado di garantire l’apertura di un ulteriore valico di confine. Martedì 15 settembre si terrà la manifestazione a Suruç, in Turchia, nella città gemella di Kobane e a pochi chilometri dal confine siriano, per richiedere l’ingresso di un convoglio umanitario da costruire nelle prossime settimane come atto concreto della solidarietà internazionale.