Continuiamo ad ospitare su Arcireport, in vista dell’Assemblea dei presidenti dei comitati territoriali Arci che si terrà a Roma il 10 e 11 ottobre, i loro contributi, che pensiamo possano rappresentare un momento di confronto, di scambio e di conoscenza delle buone pratiche, delle attività e anche delle difficoltà che incontrano. Questa settimana, i presidenti di Arci Cremona e di Arci Bari raccontano i loro territori.
Di Emanuele Ghinaglia, presidente Arci Cremona.
Arci Cremona ha sempre avuto una forte identità e un ruolo riconosciuto nella vita sociale e culturale del territorio, diventando un punto di riferimento sia per i linguaggi artistici e culturali che per le reti territoriali associative, in particolare per quanto riguarda solidarietà sociale, diritti delle donne, multiculturalità, pace e non violenza, legalità ed antimafia sociale. Il comitato territoriale è sostenuto in larga parte dal lavoro volontario: questa è la nostra principale fragilità, e cerchiamo di fare di necessità virtù. Il volontariato ci permette di convogliare nell’associazione idee, energie e capacità di molte persone, senza essere (troppo) coinvolti in conflitti di interessi di varia natura derivanti da doppie militanze. Il volontariato si regola sui tempi della vita delle persone e ci impone tempi e modi del turnover nella dirigenza (con le ovvie conseguenze relativamente alla leadership). Il volontariato ci permette di mettere in gioco competenze personali in modo creativo, ma si scontra spesso con il bisogno di dover rispondere a necessità pratiche dove non basta la buona volontà e servono conoscenze tecniche, amministrative, organizzative che non è facile improvvisare. Si impara dagli altri, si studia come si può. Talvolta non è semplice il confronto tra il livello gestionale amministrativo e il livello politico. Nel corso degli anni abbiamo sperimentato differenti percorsi, si tratta di un equilibrio sempre delicato e in continua trasformazione. Dal punto di vista organizzativo, si potrebbe dire che abbiamo le stesse difficoltà che ciascuno di noi sperimenta nella propria vita: la casa (sede dolce sede), il lavoro (jobsact or not jobsact?), l’amore (che muove il sole e l’altre stelle). Ebbene, ci sono stelle che non stanno a guardare! Circoli, comitati, gruppi di lavoro sono tenuti vivi dal desiderio e dal piacere di costruire insieme storie, percorsi, iniziative in cui tutte e tutti ci ri-conosciamo. Ognuno ha la propria idea di Arci, ma ciascuno di noi sa che questa è l’Arci. I livelli regionale e nazionale dell’associazione sono indispensabili per sostenerci nelle attività e per darci indicazioni sulle cinquanta sfumature di grane di ogni tipo che movimentano le nostre giornate. Ci sentiamo fragili e forti, sappiamo di vivere una realtà associativa ricca (di idee, intendo…) e capace di affrontare i cambiamenti. Le trasformazioni della società e delle modalità di comunicazione sociale ci impongono di cercare modalità di raccordo e coordinamento nuove e creative. Impegniamoci a farlo divertendoci: l’Arci è un lusso necessario!
Di Luca Basso, Presidente Arci Bari.
In un luogo in cui i lavoratori muoiono nei vigneti, i migranti vivono in posti di fortuna, le multinazionali cercano di mutilare il territorio, il diritto all’istruzione non è garantito, gli spazi e le risorse per la cultura, per la creatività giovanile e per un’informazione libera sono sempre meno, l’antifascismo è un accessorio, mancano i soldi per le associazioni, è difficile individuare delle priorità. Con fatica e in modo assolutamente volontario, nel comitato Arci di Bari e BAT (32 nelle due province di Bari e BAT, per circa 6000 soci) un gruppo di donne e di uomini prova a tenere insieme tutte queste priorità come fossero una: non arrendersi al presente. Con fatica, perché Golia è grosso e spaventoso, le scarpe sono sempre rotte, eppur bisogna andare, eppure si va; con passione. I problemi organizzativi riguardano soprattutto la difficoltà a seguire tutti i temi nel poco tempo che il lavoro ci lascia libero. Guidare un comitato, per come la intendiamo noi, richiede tempo, per studiare, progettare, fare; più di quello che i dirigenti hanno a disposizione Le difficoltà politiche sono legate invece alla vastità delle battaglie, visto che comunque sul territorio la rete dei soggetti con cui collaboriamo è solida e ampia, le istituzioni ci riconoscono come interlocutori (in particolare su accoglienza e dell’integrazione), i media ci ascoltano. Ciò detto il Nazionale è un riferimento fondamentale per i comitati, soprattutto quelli piccoli e lontani, e rappresenta il primo interlocutore nelle difficoltà. Dal punto di vista pratico, servono molto le iniziative che distribuiscono valore aggiunto nei territori: è interessante la campagna Più circoli e più soci, utilissime sono le convenzioni nazionali, ma in particolare sono a mio avviso molto importanti le iniziative che contribuiscono alla formazione di nuovi dirigenti, a cominciare dal coinvolgimento di compagni Continuiamo ad ospitare su Arcireport, in vista dell’Assemblea dei presidenti dei comitati territoriali Arci che si terrà a Roma il 10 e 11 ottobre, i loro contributi, che pensiamo possano rappresentare un momento di confronto, di scambio e di conoscenza delle buone pratiche, delle attività e anche delle difficoltà che incontrano. Questa settimana, i presidenti di Arci Cremona e di Arci Bari raccontano i loro territori provenienti dai comitati nei progetti realizzati dal nazionale; questa pratica, che spero si estenda sempre più, crea piccole economie, fa crescere in esperienza e in cultura nuovi dirigenti e li aiuta a stare vicino all’associazione. Le persone, infatti, sono il pilastro dell’Arci, avere cura dei dirigenti con potenzialità deve essere il nostro compito principale. Ma in particolare c’è una cosa, vitale, che l’Arci nazionale deve fare per i comitati: fare l’Arci, farla il più possibile e al meglio possibile, rendendosi riconoscibile per l’impegno, per la sensibilità, per i valori. Le incertezze di Roma (o di Bologna…) hanno riverberazioni negative nei comitati e nei circoli; il coraggio e l’unità davanti a sfide epocali portano invece nuova forza e nuova passione in tutto il tessuto associativo. Coraggio e unità, dunque: in tempi così complessi, con tutto quello che abbiamo da fare, devono essere la nostra prima missione, il nostro obiettivo, la nostra fatica quotidiana