Il territorio in briciole

Di Stefano Carmassi, Commissione Ambiente e difesa del territorio.

Piogge torrenziali, periodi di siccità, ondate di calore che si alternano in modo irrazionale e fuori dalle stagionalità, ci riconsegnano un paese alla prova dei cambiamenti climatici, con delle criticità in più rispetto agli altri paesi europei legate alla situazione idrogeologica e morfologica tutt’altro che semplice. L’Italia, infatti, per le caratteristiche geologiche, morfologiche e per la significativa antropizzazione del suo territorio, è un paese ad elevato rischio idrogeologico, sia per fenomeni franosi che alluvionali. Le frane sono estremamente diffuse, anche tenuto conto che il 75% del territorio nazionale è montano-collinare. L’Ispra ci racconta che delle 700mila frane in Europa, 500mila sono state censite nell’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI). Le frane interessano un’area complessiva di 21mila chilometri quadrati, pari al 7% del territorio nazionale. Per quanto riguarda le alluvioni, l’Ispra ha censito le aree a pericolosità idraulica, redatte da Autorità di Bacino, Regioni e Province Autonome. La superficie delle aree a pericolosità idraulica elevata in Italia è pari a dodicimila chilometri quadrati (4% del territorio nazionale). Secondo l’Istituto nazionale di Urbanistica, ogni anno vengono consumati circa 500 Kmq di suolo in Italia, in più al quadro critico si aggiungono le mancate manutenzioni dei versanti montani dovute agli abbandoni delle comunità locali, la negligenza nella manutenzione dei versanti in corrispondenza dei tratti viari e infrastrutturali, la mancata cura dei terrazzamenti, l’abusivismo edilizio e l’impermeabilità dei suoli. A partire dal condono del 1985 si hanno nel paese diversi effetti, e non solo la devastazione ambientale e paesaggistica ma anche l’adesione definitiva ad un modello economico fondato sulla speculazione edilizia e immobiliare. La cancellazione delle regole urbanistiche, il rientro dei capitali illegalmente esportati, l’abolizione del reato di falso in bilancio, danno il via libera a spericolate azioni di ogni tipo che hanno l’effetto ultimo di provocare disastri nei territori. Proprio in questi giorni osserviamo l’ennesima esondazione, questa volta in provincia di Piacenza, in Valtrebbia e in Valnure, un mare di fango che ha ucciso e ha devastato strade e terreni agricoli. E allora per quanto tempo ancora possiamo contare sulla resilienza delle comunità di fronte alle avversità più dure, quando ancora la legge sul consumo del suolo rimane incagliata nelle secche del Parlamento, ferma in Commissione Ambiente e Agricoltura, facendoci sospettare che per molti la crescita di questo Paese deve passare attraverso un’altra ondata di cemento. Purtroppo anche nel recente testo Madia il silenzio assenso in materia di tutela ambientale e culturale indebolirà fortemente tutti gli enti preposti alla tutela e le soprintendenze che si dovranno esprimere entro i 90 giorni pena l’assenso a costruire.