Una nuova Europa fondata sulla lotta alle disuguaglianze

Di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci.

Le elezioni che si sono svolte domenica scorsa in Grecia hanno visto la vittoria di Tsipras, la scelta del leader di Syriza è stata ancora una volta coraggiosa, quella di un capo di Governo che ha deciso di dimettersi per sottoporsi di nuovo al giudizio del suo popolo, una scelta di responsabilità. È a partire da questo straordinario esempio che vogliamo compiere alcune riflessioni. Proprio alla vigilia di quelle elezioni come Arci abbiamo voluto rappresentare la solidarietà di tanti cittadini e cittadine italiane che avevano raccolto il nostro invito a stare «Dalla parte giusta, quella dell’Europa dei popoli», offrendo un proprio sostegno economico a coloro che in quel paese, come Solidarity4all, organizzano, attraverso il volontariato e il mutuo soccorso, momenti e azioni di solidarietà sociale: supporto a chi non ha i soldi nemmeno per i quaderni necessari per l’inizio della scuola, a chi ha bisogno di generi alimentari di prima necessità, sostegno ai tanti profughi che scappano dai paesi in guerra e approdano sulle coste delle isole greche. Questo brevissimo viaggio, dove la nostra delegazione tutta femminile (la Presidente, Greta Barbolini e Raffaella Bolini) ha incontrato due donne diverse e importanti (Theano Fotiou, ministra del primo Governo Tsipras e Myrtos Bolota, che coordina le attività dei centri di Solidarity4all) ha rappresentato, simbolicamente e concretamente, sia la caratteristica del nostro associazionismo sia una pratica di solidarietà e di relazioni internazionali, fondata su valori e parole di sinistra, che contribuisce fattivamente a quanto serve al nostro paese e all’Europa per contrastare il pensiero unico che domina nelle nostre società ormai da troppo tempo: la creazione di azioni e iniziative finalizzate alla ricostruzione di un’etica civica collettiva, impegnata nella lotta alle disuguaglianze. Abbiamo realizzato un’iniziativa importante, in linea con i nostri compiti, tra i quali c’è sicuramente anche quello di partecipare al confronto sulla costruzione di una nuova idea di Europa, davvero fondata sulla democrazia e sulla solidarietà. Nel frattempo, tra l’altro, al di là dei commenti della stampa nostrana che non perde mai occasione di mostrare il suo provincialismo, qualcosa si sta muovendo. Certo, abbiamo di fronte lo spettacolo indecente di una spaccatura tra Est e Ovest dell’Unione su come affrontare l’epocale emergenza umanitaria dei profughi che scappano da guerre e povertà, così come a una discussione su ripartizioni, identificazioni e numeri che sembra non considerare il diritto all’asilo. Né ci pare edificante assistere alle sospensioni di Schengen e alla rimozione quasi assoluta della riflessione sulle cause delle guerre e delle economie fondate su disuguaglianza e sfruttamento da parte dell’Occidente che hanno causato questa crisi umanitaria. Ma la nuova vittoria elettorale di Tsipras in Grecia e l’affermazione di una personalità come Corbyn nelle primarie del Labour ci dicono che lo spazio per una forte carica ideale della sinistra, un’idea di politica non fondata sull’interesse personale e non esclusivamente sulla leadership esiste ancora, trova consenso e va saputa coltivare. Certamente il tema delle disuguaglianze, a cominciare dal nostro Paese che si pone al terzo posto (solo dopo Usa e Gran Bretagna) nella classifica dei Paesi dove è più profondo il gap tra poveri e ricchi, inizia a emergere con tutta la sua forza. E quanto si sta muovendo in alcuni Paesi europei ci deve spingere a pensare che attorno alla battaglia contro le disuguaglianze potrà rifondarsi un fronte comune delle idee progressiste a livello europeo e la stessa idea di una nuova Europa.