Cascina Graziella, bene confiscato, sarà casa dell’accoglienza

Di Isabella Sorgon, Libera Asti.

Tappa importante per il territorio piemontese è stato il passaggio a Cascina Graziella, bene confiscato a Santa Maria, frazione di Moncalvo, in provincia di Asti. Il bene è dedicato alla memoria di Graziella Campagna, vittima innocente di mafia, uccisa a 17 anni a Villafranca Tirrena (ME) nel 1985. La storia del bene confiscato e il suo divenire sono collegati alla presenza delle mafie al Nord, a leggi contro la mafia, al riutilizzo dei beni confiscati e alla collaborazione di enti pubblici e privati con il coinvolgimento dei cittadini. Anni fa Francesco Pace, mafioso siciliano, aveva acquistato una cascina e dei terreni agricoli a Santa Maria. Dopo il suo arresto e la condanna, i suoi beni furono confiscati e assegnati al Comune di Moncalvo. La cascina pertanto diventa una risorsa da destinare a enti locali e/o associazioni determinate a ripopolarla con attività di tipo educativo, sociale, di sviluppo economico e di occupazione, e affidata in comodato d’uso all’associazione Rinascita per la realizzazione del Progetto RinascitaDonne. Da subito si è considerato che un immobile confiscato ha un significato e un valore diverso rispetto a una qualsiasi altra struttura. Dunque anche la vecchia casa, frutto di attività illegali, abitata dalla cultura della prevaricazione, sarà recuperata e trasformata nel luogo della solidarietà e della legalità. Tra il 2003/04 l’associazione Rinascita, il Comune di Asti e il Ser.T dell’ASL AT progettano di realizzare una comunità residenziale per la cura della donne tossico e alcoldipendenti e uno spazio abitativo per donne vittime di violenze. La necessità di trovare un sito per poter avviare la comunità ha indotto gli operatori a contattare l’Amministrazione di Moncalvo per valutare insieme l’opportunità di assegnare l’immobile per tale scopo. L’Amministrazione ha condiviso subito il progetto e si è resa disponibile a collaborare per il riutilizzo sociale del bene confiscato. Così Cascina Graziella si trasformerà nella casa dell’accoglienza, della protezione, del miglioramento delle condizioni di vita di donne in condizioni di fragilità; diventerà un luogo di lavoro di Dalia Moretto Arci Asti e di sviluppo con l’utilizzo dei campi e delle colline da coltivare, dei prodotti da raccogliere, da trasformare e da commercializzare sul territorio e nel circuito dei prodotti equosolidali attraverso la creazione di una cooperativa sociale per donne e soggetti svantaggiati; sarà un laboratorio educativo e culturale aperto ai giovani e ai cittadini attenti alla promozione dell’educazione alla legalità, e diventerà un luogo di scambio di esperienze tra tutti coloro che ‘abitano’ i beni confiscati in tutta Italia e condividono gli stessi obiettivi. Le connessioni tra cura e cultura delle legalità, tra integrazione e responsabilità, tra partecipazione progettuale e politica volta all’uso del bene confiscato hanno determinato la definizione di obiettivi e azioni attraverso la messa in comune dei diversi saperi, delle competenze e delle risorse di ciascun attore sociale; intenti e impegni sanciti e sottoscritti in un protocollo d’intesa a Moncalvo il 20 dicembre 2006 da 13 enti del pubblico e del privato sociale.