Verso l’Assemblea nazionale dei comitati territoriali

Continuiamo ad ospitare su Arcireport, in vista dell’Assemblea dei presidenti dei comitati territoriali Arci che si terrà a Roma il 10 e 11 ottobre, i loro contributi. Questa settimana, intervengono Stefano Brugnara Arci Bologna, Stefano Kovac Arci Genova, Francesco Arcidiacono Arci Salerno e Michele Cantarini Arci Ancona.

Di Stefano Brugnara, presidente Arci Bologna.

Il contesto sociale, culturale e politico nel quale operiamo ha subito negli ultimi anni un’evoluzione notevole. La crisi ha giocato ovviamente un ruolo fondamentale, ma sono molteplici i fattori di cambiamento che sono intervenuti modificando profondamente il quadro. L’Arci cerca quotidianamente di rispondere alla sfida del cambiamento, diversificando le proprie attività e ampliando i campi di intervento. Accanto all’attività tradizionale – e sempre fondamentale – di cura e sviluppo della rete associativa si sono strutturate negli anni le iniziative in ambito educativo, i progetti di recupero e rilancio di luoghi strategici della città e del territorio metropolitano, il lavoro sulle questioni legate alla lotta alle mafie. È grande anche l’impegno sui temi culturali, cercando di coniugare l’organizzazione di manifestazioni e rassegne con la riflessione sulle politiche e le strategie in questo settore. La sfida principale dell’oggi è quella di rendere la nostra rete associativa capace di reggere l’urto di fenomeni profondi e strutturali, di natura sociale e culturale ma anche organizzativa e gestionale, e di proiettarla nel futuro. In questo senso credo che quello che viviamo sia anche un periodo di grandi opportunità, se le sapremo cogliere. Ci ripetiamo spesso che la nostra è l’epoca dell’individualismo, della disgregazione dei legami sociali, del prevalere delle dinamiche di interesse nella relazione tra le persone. Ma non c’è solo questo. Non possono sfuggirci fenomeni nuovi di partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, inedite forme di collaborazione finalizzate alla cura del bene comune e alla condivisione dei bisogni per cercare soluzioni concrete in forma collettiva. Discutiamo spesso a Bologna del perché queste realtà non vedano nell’Arci – e nemmeno in altre grandi organizzazioni a dire il vero – un interlocutore utile al raggiungimento degli scopi per cui sono nate. Ed è paradossale che gli enti locali siano stati più rapidi di noi nel cogliere questi fenomeni – basti pensare ai regolamenti sui beni comuni approvati in decine e decine di comuni nel nostro Paese – con il rischio però di dimenticare o dare per scontato, travolti dall’ebbrezza del nuovo, quel patrimonio di idee e pratiche che organizzazioni come la nostra rappresentano. Discorso analogo può essere fatto per quelle realtà, soprattutto giovanili, che aggregano persone attorno a idee e progetti nell’ambito della cultura e della creatività. Progetti complessi, spesso, che si sviluppano in forme associative, cooperative, imprenditoriali, talvolta contemporaneamente. Realtà di questo tipo sono spaventate dalle rigidità che caratterizzano fisiologicamente organizzazioni come la nostra, e noi dobbiamo essere capaci di offrire loro supporto e strumenti concreti. Da questo punto di vista mi piacerebbe che dal livello nazionale della nostra organizzazione arrivassero più idee, più contributi, che ci fosse maggiore velocità, più adeguata alla rapidità con cui evolvono le situazioni sul territorio. In conclusione credo che l’Arci, a tutti i suoi livelli, debba recuperare quel protagonismo e quella capacità di innovazione che l’hanno caratterizzata nei suoi momenti migliori. Sul territorio di Bologna e provincia sono presenti 115 circoli, che contano nel 2015 46mila soci. Dalle realtà più tradizionali a quelle giovanili, la rete dei Circoli Arci rappresenta un importante presidio sociale per la città, con attività di rigenerazione urbana e di educazione, percorsi di cittadinanza attiva e progetti culturali accessibili costruiti in sinergia con le istituzioni e tante altre realtà del territorio.

Di Stefano Kovac, presidente Arci Genova.

Fra una decina di giorni ci sarà l’assemblea dei presidenti territoriali. Ancora ne sappiamo poco; mi verrebbe da dire troppo poco. Ancora non so se ci sarò: la vita qui in periferia è difficile, e ancora non so se ne valga la pena. Intendiamoci: incontrarsi vale sempre la pena ma incontrarsi è venirsi incontro. Io a Roma magari ci vengo ma chi mi viene incontro? Troppo spesso venire a Roma è stato un gesto unilaterale e da qui si fa fatica. Il rientro dalle ferie è stato difficile. Cerchiamo di portare avanti i nostri temi: cultura, solidarietà, antimafia sociale e mille altri; cerchiamo di portarli in una società distratta e a una politica sorda, concentrata sul suo ombelico, che ti cerca spasmodica quando servi e non risponde quando serve; e facciamo fatica, fatica a farci sentire, fatica a sentire che lo facciamo in un quadro condiviso all’interno di una strategia comune. Già, la strategia… Quale è la nostra strategia di fronte alla politica da talk show? Quale di fronte ad una società in cui gli egoismi sociali prevalgono sempre e la parola etica è diventata desueta? Questo mi aspetterei dalla mia Arci: una strategia ed una capacità di parlare un po’ di più dei temi che ci coinvolgono ed un po’ meno di noi stessi. Che parlassimo un po’ di più di etica e di temi alti magari anche applicando, poi, questi pensieri a noi, al nostro accapigliarci, al nostro essere ancora fermi a 18 mesi fa. Che fossimo versol’assembleadeicomitati Continuiamo ad ospitare su Arcireport, in vista dell’Assemblea dei presidenti dei comitati territoriali Arci che si terrà a Roma il 10 e 11 ottobre, i loro contributi. Questa settimana, intervengono Stefano Brugnara Arci Bologna, Stefano Kovac Arci Genova, Francesco Arcidiacono Arci Salerno e Michele Cantarini Arci Ancona di Stefano Brugnara presidente Arci Bologna un po’ più capaci di affrontare i problemi della società in cui viviamo e magari un po’ meno attenti alle nostre piccolezze di cui non interessa niente a nessuno, ormai neanche più a noi. Qui siamo in mezzo fra chi ci chiama sbirri e chi ci considera rivoluzionari d’antan, ma alla fine gli uni e gli altri ci cercano. Non possiamo permetterci di non esserci né al centro né in periferia; l’Arci è necessaria ma lo è se è forte ed ha un progetto politico chiaro. Se avessimo la capacità di alzare la testa e guardare avanti, lontano con sguardo fiero di fieri sognatori i nostri problemi ci parrebbero poca cosa e riacquisteremmo, perfino, la capacità di risolverli. Alziamo lo sguardo dal dito alla luna.