Verso l’Assemblea nazionale dei comitati territoriali

Di Francesco Arcidiacono, Presidente Arci Salerno.

L’Arci nella provincia di Salerno rappresenta una rete di 13 circoli con una media di 2000 tessere. Nasce negli anni ’70 e cresce fino agli anni ’00 con una forte attività culturale e aggregativa. In seguito sul territorio e, nello specifico per il comitato provinciale, le priorità politiche sono diventate l’immigrazione, le politiche giovanili, la lotta alla criminalità organizzata e alle mafie: da oltre 10 anni ci occupiamo di immigrazione attraverso Tam Tam, sportello informativo dedicato agli immigrati che svolge attività di assistenza burocratica ed amministrativa, consulenza legale, consulenza fiscale e previdenziale; sosteniamo l’accoglienza e l’integrazione dei richiedenti asilo e rifugiati attraverso la gestione del progetto SPRAR (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) che li accompagna in un percorso di integrazione nel territorio, garantendo loro l’orientamento e l’assistenza giuridica; ci occupiamo del contrasto al caporalato e alla tratta a fini prostitutivi degli esseri umani con Ali D’Aquila del progetto Fuori Tratta che consiste in centri di ascolto antiviolenza e un camper sociale di primo contatto dei braccianti agricoli sfruttati e delle donne prostituite; infine organizziamo corsi di italiano per stranieri e incontri su cultura e pratica dei diritti e cittadinanza attiva. Altro campo nel quale siamo impegnati sono le politiche giovanili attraverso la promozione e la valorizzazione delle culture giovanili e della loro espressione artistica, inoltre svolgiamo attività di supporto ai giovani per il lavoro e la formazione curando il servizio Informagiovani che svolge attività di orientamento, di informazione e di animazione territoriale attraverso eventi, workshop e momenti di confronto. Infine, è forte anche il nostro impegno nella lotta alla criminalità e alle mafie col recupero di due appartamenti confiscati alle mafie a Baronissi, l’apertura di un centro di accoglienza per le donne vittime di violenza e un Centro polifunzionale. Insomma, facciamo associazionismo per favorire l’azione collettiva dei cittadini nell’interesse generale. Ma le principali difficoltà che incontriamo, sia organizzative che politiche, riguardano l’integrazione della nostra rete di servizi con la rete dei circoli presenti sul territorio. In questo senso il tipo di supporto che l’Arci nazionale potrebbe dare riguarda proprio l’agevolazione dei meccanismi di tesseramento. Le nostre aree soffrono di un associazionismo debole (sedi in affitto o poche opportunità di crescita e sostenibilità) e in questo senso i circoli sono fragili. Noi non vogliamo sostenere forme di abusivismo, ragion per cui è importante fornire i gruppi associativi di strumenti forti (agevolazioni in termini economici, bandi, attività di formazione sulla progettualità, ecc.). La diffusione Arci sul territorio nazionale è straordinaria, ma alcuni meccanismi vanno facilitati per generare un rinnovamento e un’entrata di nuove energie stabili all’interno della più grande associazione italiana di promozione sociale.

Di Michele Cantarini, Presidente Arci Ancona.

Come credo succeda in varie realtà in cui l’amministrazione locale (nel nostro caso, Comune, Provincia e Regione) è da anni ed anni di sinistra, ciò che lamentiamo qui ad Ancona non è tanto l’ostacolo alla nostra attività politica, quanto una sorta di indifferenza generalizzata delle Istituzioni rispetto alle cose che facciamo. Da anni Arci Ancona affianca il (oppure si potrebbe maliziosamente dire «si sostituisce al») Comune di Ancona nella gestione delle attività culturali soprattutto estive, senza che ciò venga adeguatamente riconosciuto. Per fare un esempio, siamo organizzatori di Acusmatiq, festival di musica elettronica giunto questa estate alla decima edizione, realizzato con collaborazioni altrettanto ‘istituzionalmente’ qualificate, come l’Università Politecnica delle Marche e la stessa Regione Marche, e più in generale gestiamo per tre mesi uno spazio a ridosso della Mole Vanvitelliana, dove è concentrata gran parte dell’offerta estiva di teatro e musica. Ebbene, tutti gli altri Festival estivi organizzati da altre associazioni e/o da privati e/o da Enti collegati allo stesso Comune percepiscono contributi almeno pari al doppio di quanto concesso ad Arci Ancona, ‘partner’ del Comune da vent’anni, per tre mesi di attività estiva. In pochi anni ad Ancona siamo precipitati in una situazione che vede zero circoli di frequentazione giovanile attualmente aperti. C’erano. Sono stati tutti chiusi, sanzionati, colpiti, denunciati, sottoposti a controlli che hanno dato luogo a processi penali (conclusi con un nulla di fatto, o in via di conclusione positiva: naturalmente raccoglierò documentazione. Ma intanto i Presidenti si sono fatti da parte, e i circoli hanno chiuso). Non dico che dal punto di vista legale il Comune potrebbe sempre intromettersi nelle attività di controllo di Autorità che non fanno capo al Comune stesso, ma i nostri circoli hanno anche subìto sanzioni sul filo dei decibel da parte della Polizia Municipale sulla base di Regolamenti assurdi e incomprensibili, oltre che contraddittori. Di fatto, la chiusura di tutti i circoli di aggregazione giovanile ha determinato un notevole calo dei tesserati nel giro di tre anni. Difficile dire come l’Arci nazionale potrebbe fare per supportare la nostra attività sul territorio. Di fronte ad interlocutori ‘normali’ dovremmo già avere a livello locale una posizione di forza e ‘crediti’ di immagine ormai consolidati. E invece ci tocca pensare e dire che forse paghiamo a livello locale una percezione di Arci a livello nazionale fortemente indebolita. A parte la progettazione, sempre gradita a qualsiasi livello (nazionale, regionale e locale) si dovrebbe tentare di diventare, come Arci nazionale, interlocutore più o meno privilegiato in sede di interventi normativi in materia di associazionismo, per studiare forme di interventi protettivi (per una volta) anzichè distruttivi delle nostre realtà (i circoli), costantemente alla mercè di multe, sanzioni varie e accertamenti fiscali punitivi fondati sul nulla. Al contempo occorre ‘investire’ in formazione: ai presidenti di circoli e comitati si richiedono competenze assurde, cioè legali, contabili e di gestione finanziaria tipiche di una SPA (SRL è troppo poco), onde evitare di incappare appunto in errori (e relative conseguenze) di ogni tipo. Non tutti i comitati hanno un commercialista o un avvocato per presidente. Sperando di non aver accalorato anche la tastiera, vi saluto.