Il Premio Politkovskaja al blogger bangladese Asif Mohiuddin

Di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci.

La mattina di venerdì 2 ottobre, a Ferrara, durante la cerimonia inaugurale del Festival di Internazionale, ho avuto l’onore, in qualità di rappresentante di Arci nazionale, di consegnare il Premio Politkovskaja ad Asif Mohiuddin, blogger e attivista bangladese. Si trattava della settima edizione di questo premio, istituito come omaggio alla memoria e al lavoro di denuncia della giornalista russa uccisa a Mosca il 7 ottobre 2006. Il riconoscimento vuole sostenere l’impegno e il coraggio di giovani giornalisti che nel mondo si sono distinti per le loro inchieste e che mettono in gioco la loro vita per la libertà di stampa. Il premio assegnato quest’anno rappresenta al meglio le battaglie dell’Arci per la laicità, la parità dei diritti di genere, la lotta contro i fondamentalismi e per la democrazia. È stato davvero un onore conoscere Asif, che si è battuto lungamente per la parità di genere, scrivendo articoli contro il maschilismo, la pena di morte per apostasia nell’Islam e denunciando le violenze domestiche di cui migliaia di donne sono vittime nel suo paese. Il Bangladesh ufficialmente è un Paese laico, anche se oltre il 90% dei suoi 160 milioni di abitanti è musulmano, e Asif ci ha spiegato come invece questa laicità ‘ufficiale’ sia contraddetta quotidianamente da ciò che avviene in tema di sistema di istruzione, regole di convivenza, parità di genere. Nel 2013 Mohiuddin è stato aggredito e accoltellato all’esterno della sua abitazione da quattro giovani fondamentalisti, ispirati dal leader di Al-Qaeda Anwar Al-Awlaki. Il suo blog è stato chiuso dalle autorità ed è stato arrestato con l’accusa di blasfemia. Ci ha raccontato anche del suo incontro in carcere con uno dei suoi aggressori, che ha definito una vittima del sistema culturale e di istruzione. Il suo processo è ancora in corso e Asif rischia dieci anni di carcere. Ora vive a Berlino, è un rifugiato. Il suo nome è stato incluso – insieme a quello di altre 83 persone considerate ‘nemiche dell’Islam’ – in una lista inviata al ministro dell’interno del Paese da un gruppo di islamisti radicali, l’Ansarullah Bangla Team. Il gruppo chiedeva che gli scrittori della lista fossero puniti per le loro affermazioni offensive nei confronti dell’Islam e di Maometto. Mohiuddin, che a 31 anni ha già vissuto questa vita terribile, con molta serenità e tranquillità ha risposto alle tante domande che anche il pubblico gli ha fatto. Alla domanda forse più importante, e cioè cosa possono fare i Governi europei per arginare il fondamentalismo, ha risposto: «Non trattare con governi che praticano e sostengono all’interno del proprio paese pratiche fondamentaliste e contro le libertà, ma soprattutto cultura, libri, libri libri», ha ripetuto ed è anche per questo che siamo molto orgogliosi di aver consegnato questo Premio.