Siamo felici che il premio Nobel per la pace sia stato assegnato alla società civile democratica tunisina, che abbiamo sostenuto nei momenti duri della resistenza al regime di Ben Ali e con la quale collaboriamo quotidianamente per difendere dignità, democrazia e pace in Tunisia e in tutta la regione mediterranea. Ci congratuliamo con il Quartetto per il Dialogo che è riuscito, con una esperienza esemplare di ingerenza positiva della società civile autonoma nella dimensione politica, a salvare il processo democratico della Tunisia in un momento tragico di stallo istituzionale e costituzionale, dimostrando quanto grande sia il ruolo che la cittadinanza attiva e i movimenti sociali possono giocare, quando dimostrano intelligenza e coraggio, nei passaggi difficili della vita di un paese e del mondo intero. Siamo orgogliosi di aver dato anche noi un piccolo contributo alla battaglia della società civile tunisina negli anni e anche recentemente, quando non ci siamo fatti fermare dalla violenza reazionaria dopo l’attentato al Bardo, contribuendo con le nostre delegazioni a dare vita a una importante edizione del Forum Social Mondiale – dimostrando che l’arma più grande per battere il terrorismo è la partecipazione. Siamo contenti di condividere con la società civile democratica tunisina una relazione stabile di collaborazione, attraverso il lavoro nei movimenti sociali mediterranei, con il lavoro comune per i diritti dei migranti, per i diritti sociali e culturali, con l’impegno sul campo di Arcs, la nostra Ong, nelle comunità locali. In questi giorni questo Premio Nobel è un buon segnale. Dice al mondo che, se si vogliono battere i mostri che crescono nel Nord e nel Sud del Mediterraneo, sono gli attori democratici e progressisti che vanno sostenuti – unico antidoto in tutta la regione alla crescita dei movimenti oscurantisti, violenti, razzisti e reazionari.