I presidenti raccontano i loro comitati

Continuiamo a pubblicare, dopo l’Assemblea dei comitati che si è svolta a Roma il 10 e 11 ottobre, gli interventi dei Presidenti dei comitati perchè raccontino la propria esperienza e che cosa si aspettano dalla direzione nazionale. Su questo numero, i contributi di Jacopo Forconi, presidente Arci Firenze e Davide Ronzoni, presidente Arci Lecco.

Di Jacopo Forconi, presidente Arci Firenze.

Parlare di Arci Firenze significa parlare di un’associazione viva, multiforme e in continuo cambiamento, che si occupa di tempo libero, solidarietà, impegno, cultura, ambiente e buone pratiche, di infanzia e di tutti quei temi attorno a cui si costruisce un’idea di società. Per questo, perché la narrazione e, soprattutto, l’azione del nostro comitato sia decisiva nella vita reale dei territori e delle persone che li abitano, la gran parte del nostro impegno si riversa sui nostri circoli. Sono, infatti, 252 le basi associative nel nostro comitato tra case del popolo, società di mutuo soccorso, associazioni tematiche e culturali. Un numero che è indicativo di quanto profonde siano le radici che ci legano al nostro territorio, di quanto Arci Firenze sia stata, negli anni, il collante della comunità cui fa riferimento, ponendosi quanto più possibile come punto di riferimento e di aggregazione. Ci rendiamo conto che questa fitta presenza sul territorio è un vero e proprio tesoro associativo che non deve essere disperso, ma, anzi, valorizzato e tutelato e, là dove possibile, ampliato. Questa consapevolezza ci consegna l’onere e l’onore di dare risposte alle necessità e le richieste dei circoli, sia a livello organizzativo, fornendo loro un supporto tecnico puntuale e adeguato, sia a livello politico: il nostro impegno quotidiano passa soprattutto dall’elaborazione di proposte politiche e culturali, così come dal riuscire a raccogliere e soddisfare le richieste, i suggerimenti e gli stimoli che dagli incontri a livello territoriale emergono. Un compito niente affatto facile, soprattutto in relazione al gran numero di realtà associative con cui siamo chiamati a relazionarci. Ci muoviamo, infatti, in una cornice completamente diversa rispetto a quella di pochi anni fa, in cui sono stati rivoluzionati i modi e anche molti dei contenuti del dibattito politico, in maniera così repentina che è facile essere colti impreparati ad affrontare e governare il cambiamento, cosa che un’associazione come la nostra dovrebbe invece porsi come obiettivo primario, proprio partendo da un rapporto di compenetrazione tra questi due volti. Il ruolo giocato dai comitati territoriali singolarmente e nel loro complesso, in questo, diventa centrale per la sopravvivenza e, prima di tutto, per la crescita dell’Arci. Quello che si chiede ai comitati territoriali è la capacità di sintesi tra le istanze che emergono dalle diverse realtà territoriali da un lato e l’elaborazione di proposte politiche relative ai temi centrali per la nostra associazione dall’altro. E nell’ultima Assemblea dei comitati territoriali ci siamo mossi in questa direzione: è stata un’esperienza utile e positiva che si è svolta in un clima certamente più disteso rispetto ad alcuni Consigli nazionali passati. È stata l’occasione per sviscerare temi grandi e complessi, senza perdere di vista la nostra identità di associazione presente sul territorio, ma anzi cercando di cogliere, nelle differenze, spunti di discussione nuovi e punti di contatto, dando vita a un dibattito partecipato e proficuo.

Di Davide Ronzoni, presidente Arci Lecco.

Le priorità per il nostro comitato sono quelle di riuscire a mantenere attive le esperienze di case del popolo costruite dai lavoratori e cercare di dare vita ad altre simili. Negli ultimi quindi anni inoltre il comitato ha impegnato le proprie energie anche nei settori della legalità (il lecchese ha una forte infiltrazione della ‘ndrangheta), delle politiche sociali in particolare nell’integrazione dei migranti, nella promozione della lettura, dell’antifascismo e dell’educazione popolare. Le difficoltà maggiori del comitato sono oggi concentrate nel far fronte alle difficoltà di circa 9 basi associative su 27: ricostruzione di un gruppo dirigente, difficoltà economiche in particolare concentrate sulla gestione delle grosse strutture delle case del popolo gravate da tasse (Imu) e costi di utenze in crescita. L’altro aspetto in cui riscontriamo difficoltà è conseguente alle difficoltà dei gruppi dirigenti dei circoli a stabilizzarsi o addirittura ad avere persone disponibili a prenderne parte, ossia il consolidamento di un gruppo dirigente del comitato. Infine c’è il tema controlli (dall’Agenzia delle entrate agli altri organismi preposti): manca un sistema di risposte operative che tutelino i circoli e va costruito un gruppo di consulenti e avvocati che agiscano per far fronte alla situazione sempre più complessa e difficile da gestire. Sul piano dei rapporti esterni con le istituzioni: il rimescolamento di province, prefetture, asl etc sta comportando difficoltà nell’individuare interlocutori. C’è un rapporto con i partiti: il PD, sinistre spezzettate e M5S ma anche con essi si risente del basso livello complessivo. Con il mondo associativo, sindacale e cooperativo si collabora regolarmente. Serve una formazione politica e sociale interna alla nostra associazione: il lavoro più complesso da parte dei comitati è oggi quello di individuare persone capaci e con volontà di impegnarsi nel progetto associativo, proponendo loro di approfondire i temi associativi, legali e i rapporti complessi con il sistema. Va data inoltre una visione di strategia sulle potenzialità del nostro sistema associativo e di rete quale risposta all’ideologia del capitalismo imperante. Quasi tutti coloro che si approcciano a noi chiedendoci di costruire un circolo partono da una visione economica basata sulle regole della concorrenza pensate per fare profitto. Non hanno la minima idea di coma possa funzionare una cooperativa o un’associazione: bisogna dare elementi di un’economia non a fini di lucro rispettosa dei lavoratori e dell’ambiente, serve che dei nostri dirigenti selezionati collaborino con il mondo della finanza etica e con professori che sappiano formare i dirigenti diffusi sul nostro territorio. Penso che se si colgono alcuni stimoli e si fa un’analisi degli interventi fatti da parte dei presidenti di comitato all’assemblea nazionale appena tenutasi, si possa cogliere questa esigenza oltre che trovare anche degli spunti e le proposte per renderla operativa entro il 2016.