Di Franco Uda, portavoce tavola sarda della pace.
36mila militari, 30 Paesi, 140 aerei e 60 navi. Sono i numeri dell’esercitazione Nato Trident Juncture 2015, la più importante dai tempi della Guerra Fredda, che ha preso il via il 20 ottobre nell’aeroporto di Trapani Birgi, sede del 37/o stormo dell’Aeronautica militare. Numeri che fanno impallidire, soprattutto se si pensa alle risorse che ciascun Paese ha destinato a tale sfoggio muscolare. Ma ne abbiamo davvero bisogno? Ogni giorno sappiamo – sia dai media che dai nostri amici al di là del Mediterraneo – e verifichiamo – dai tanti volontari delle associazioni e operatori delle ong che operano in quell’area – che all’Occidente servirebbero grandi esercitazioni per interventi civili di pace e di solidarietà. Alle stragi nel Mediterraneo di uomini e donne in fuga dalla guerra, costruita negli anni dalle stesse potenze che oggi si lamentano dell’ondata migratoria, dovremmo rispondere con un’altra politica basata sull’accoglienza, il disarmo, il sostegno alla società civile dei Paesi arabi. L’esercitazione Trident Juncture rappresenta un insulto all’umanità, un dispiegarsi di muscoli di cui non sentivamo il bisogno, avendo l’opzione militare contribuito in questi decenni a generare mostri che hanno prodotto centinaia di migliaia di morti e generazioni di orfani, mutilati e di vedove. Questo enorme dispiegamento di forze avviene mentre si fanno enormi tagli alla scuola pubblica, alla sanità, alle pensioni. Quattromila i nostri militari che devono intervenire, l’Italia spende circa 80 milioni al giorno in spese militari e sono previsti aumenti nei prossimi anni. Le forze armate – carabinieri esclusi – ci costano 17 miliardi all’anno, cifra che in un triennio basterebbe a coprire il buco delle pensioni. Dal 21 ottobre l’esercitazione si trova in Sardegna, dove è localizzato oltre il 60% delle servitù militari italiane. L’attività militare sta dunque subendo in questo periodo un incremento invece della promessa riduzione; l’isola è sempre più il luogo dove vengono sperimentati nuovi, tecnologici e potenti strumenti di distruzione ed uccisione che vengono poi impiegati nel mondo intero. Oltre a questo crescono le grida d’allarme per l’inquinamento del territorio che ne deriva: la presenza del metallo radioattivo Torio-232 (riconosciuto causa di cancro ai polmoni, al pancreas, ai reni e al sangue) nell’area del poligono militare di Teulada è in dosi superiori da dieci a venti volte rispetto alla norma. Di fronte a ciò la stragrande maggioranza dei cittadini sardi non gradisce questa invasione nella propria terra. Dopo la manifestazione di Napoli si preparano in Sardegna due altre occasioni – sabato 31 e martedì 3 – per dire, ‘senza se e senza ma’, che questi eserciti che si addestrano non sono i benvenuti. Già 15 giorni fa, in occasione dell’ultima Marcia Sarda per la Pace, l’insofferenza era palpabile e tanta la voglia di manifestare il proprio dissenso. Così la Tavola Sarda della Pace ha lanciato la proposta di una grande manifestazione popolare, da svolgersi a Cagliari il prossimo sabato, per dire in modo pacifico e nonviolento, democratico e civile, che la Sardegna non sta sull’attenti.