I dieci anni del Forum Civico Europeo a Strasburgo

Di Raffaella Bollini, relazioni internazionali Arci.

Il Forum Civico Europeo ha compiuto dieci anni. Ha festeggiato il compleanno a Strasburgo, il 23 e 24 ottobre, ospite del Consiglio d’Europa, organizzando una nuova edizione delle Giornate Civiche Europee. E ha invitato, oltre le sue cento associazioni aderenti, altre associazioni e movimenti informali da tutti gli angoli d’Europa – in particolare quest’anno dall’Ungheria e dai Balcani. Il Forum Civico Europeo è stato fondato per iniziativa della Ligue de l’Enseignement francese, che ha investito e continua ad investire nel Forum grandi risorse umane e materiali. È nato comespazio dedicato al mondo associativo, per affermare e difendere il ruolo dell’associazionismo in Europa, per promuovere il dialogo civile e la democrazia partecipativa nell’Unione Europea, e per aiutare le associazioni ad appropriarsi dello spazio pubblico europeo. Il restringimento dei diritti e dello spazio democratico con cui la leadership UE ha risposto alla crisi ha portato il FCE ad allargare la sua azione alla difesa dei diritti sociali e democratici, anche attraverso la costruzione di campagne di solidarietà e di vertenze. Il lavoro permanente del Forum per favorire la connessione fra esperienze associative di paesi e regioni diverse ne fa una delle reti veramente utili a rafforzare il lavoro dei suoi aderenti. Il focus della discussione di quest’anno è diventato la rotta balcanica di rifugiati e migranti, l’ondata di solidarietà nella regione e in tanti paesi d’Europa, la vergogna dei muri, delle frontiere chiuse, delle risposte istituzionali che rinsaldano apertamente e senza vergogna la Fortezza Europa. Non è la sola rete ‘generalista’ che in questo periodo si concentra su migranti e rifugiati, che è considerata da molti la cifra politica e culturale dello stato delle cose in Europa. Il Forum Civico Europeo ha affrontato la discussione coinvolgendo i protagonisti diretti dei movimenti che stanno mostrando in questo frangente la faccia buona dell’Europa, e scegliendo di dare un contributo attivo al lavoro di costruzione di rete al quale stiamo lavorando anche noi dell’Arci. Ed è riuscita a farlo molto bene, coinvolgendo anche movimenti nuovi ed informali. Di particolare interesse il gruppo di partecipanti ungheresi, fra i quali anche il gruppo di giovani che, utilizzando solamente i social media, in ventiquattro ore portò in piazza 100mila persone contro la proposta di Orban di tassare internet. Ora questi attivisti continuano il lavoro di aggregazione e opposizione sociale, e hanno anche mobilitato centinaia di persone nell’aiuto concreto ai migranti in transito, fino a che Orban non ha chiuso le porte. La mobilitazione democratica, spontanea, popolare sulla rotta balcanica di questi mesi finalmente ha portato un bel tocco di ottimismo nella discussione. È la dimostrazione che esiste un potenziale democratico in Europa e che in campo non c’è solo la destra. Noi associazioni dobbiamo fare il possibile perché emerga nella società il campo democratico, offrendo alle coscienze progressiste punti di riferimento, e riprendendosi cuori e menti dei tanti che si sono fatti abbindolare dagli argomenti dell’avversario. Jean Marc Roirant, presidente del Forum Civico Europeo, nella sua introduzione ci ha invitato proprio a questo «Al tempo della democrazia confiscata, dove prendono spazio gli attori regressivi, dobbiamo discutere di come trasformare la frustrazione democratica in mobilitazione e azioni positive». I due giorni di discussione hanno messo a confronto culture, esperienze e anche generazioni diverse, cercando di capire come è possibile tradurre questa dichiarazione di intenti in strategia e pratiche. Jean Michel Djian, direttore di France Culture, ci ha detto chiaramente la fatica più grande che dobbiamo fare, se vogliamo davvero provare a sfidare la reazione: «Siamo in una fase di atomizzazione del corpo sociale a cui noi reagiamo con la stessa atomizzazione – chiudendoci nel nostro particolare. Dobbiamo saper uscire dal particolarismo, tirare i fili lunghi di una visione del mondo, di una utopia. Di questo abbiamo bisogno, per tornare a produrre una cultura egemone». Utilizzando plenarie tradizionali, ma anche gruppi di lavoro gestiti con modalità partecipative, i due giorni di Strasburgo hanno permesso di discutere in modo trasversale le quattro dimensioni che il Forum Civico Europeo aveva proposto al dibattito collettivo: società collaborative, società connesse, società inclusive, società sostenibili. Una delle connessioni più evidenti che è emersa nel gruppo sulla inclusione è stata quella fra austerità e razzismo. Senza la possibilità di investire in spesa sociale, non saranno possibili politiche di nuova integrazione, alle quali in tutta Europa bisogna attrezzarsi. E senza politiche sociali di cui beneficino insieme nativi e migranti, l’aumento della guerra fra poveri sarà inevitabile. L’assemblea annuale del Forum Civico Europeo si terrà ad Amsterdam il 26 e 27 maggio 2016, in connessione con un incontro europeo sulla transizione ecologica e sociale delle città. A metà settembre il Forum sarà a La Rochelle per l’Accademia Civica Europea, la prima edizione di università estiva dell’associazionismo, per approfondire il tema della crisi democratica. Per tutto l’anno, saranno come sempre molte le campagne, gli appuntamenti e i progetti che condivideremo con il Forum, a partire dalla seconda edizione del Festival Sabir a Pozzallo in primavera.