I presidenti raccontano i loro comitati

Continuiamo a pubblicare, dopo l’Assemblea dei comitati che si è svolta a Roma il 10 e 11 ottobre, gli interventi dei Presidenti dei comitati perchè raccontino la propria esperienza e che cosa si aspettano dalla direzione nazionale. Su questo Arcireport, i contributi di Valeria Patacchiola, presidente Arci Rieti, e Francesco Camuffo, presidente Arci Terni.

Di Valeria Patacchiola, presidente Arci Rieti.

Non ho potuto partecipare all’Assemblea dei presidenti di comitato del 10 ed 11 ottobre a Roma perché sono una donna, lavoratrice e mamma di due bambini, l’ultimo nato meno di 4 mesi fa. E non credo sia necessario aggiungere altro. Il comitato che attualmente presiedo è stato fondato nel 2001 e da allora è sempre stato un comitato al femminile. Le presidenti che si sono succedute, seppur con stili diversi, hanno cercato di fare dell’Arci una casa comune, una grande famiglia che avesse come primo obiettivo l’inclusione. Attualmente il comitato ha 7 dipendenti a tempo indeterminato, di cui 4 in maternità. Per questo ci siamo da poco trasferiti in una nuova sede, più spaziosa e accogliente, dove creeremo un ‘nido’ interno che permetta alle madri lavoratrici di rientrare al lavoro con i loro piccoli. C’è anche una cucina che ci permette di conciliare tempi di vita e lavoro; 10 i contratti a progetto che a breve verranno trasformati in contratti a tempo indeterminato; incalcolabili le prestazioni occasionali. Tutto legato a progetti finanziati da enti pubblici. Lavoriamo in carcere e nelle scuole con progetti di alto valore sociale e con elevato contenuto di innovatività; facciamo corsi di italiano per stranieri grazie al contributo di insegnanti volontari che hanno precise competenze per l’insegnamento dell’italiano con metodologia di Lingua seconda (L2), ospitiamo volontari europei (SVE) e siamo anche ente inviante di volontari al’estero; siamo soci di Arci Servizio Civile; ospitiamo tirocini per Garanzia Giovani; ci occupiamo di agricoltura sociale con il progetto Terrae (potete visionare la pagina facebook TERRAEun orto per l’inclusione sociale); gestiamo un Gruppo di Acquisto Solidale legato al progetto Terrae… e ci occupiamo in senso lato di politiche ambientali ed in senso stretto di ‘decrescita’, promuovendo attività di sensibilizzazione sulle 8 R di Latouche. Tutto questo a fronte di 1000 sole tessere sulla provincia e 13 circoli di cui solamente 1 con somministrazione. Sono forse pochi, ma si tratta di circoli fatti da giovani e da poeti, da volontari e idealisti, da quella parte sana di sinistra che è rimasta in provincia. Avremmo sicuramente bisogno di potenziare la parte ludico-ricreativa del comitato, essere più bravi a coccolare i nostri circoli e, se avessimo giornate di 48 ore, dovremmo dedicarci anche a fare politica in senso tecnico del termine… cosa che ad oggi proprio non ci riesce.

Di Francesco Camusso, presidente Arci Terni.

L’Arci nel sud dell’Umbria ha da sempre un modello un po’ autonomo rispetto alle regioni dell’Italia Centrale, alle ‘regioni rosse’: molti sono i circoli tradizionali, spesso nati accanto o per volontà delle sezioni del ‘partito’, qualche bocciofila, diverse associazioni tematiche più o meno giovanili, nessuna casa del popolo. L’area ternana è caratterizzata dalle dinamiche industriali e operaiste per cui è conosciuta e riconosciuta all’esterno ma comprende in realtà una serie di sfaccettature sociali, culturali e ambientali che sono assolutamente meno conosciute. In questo contesto l’Arci ha trovato modo nei decenni di sviluppare il proprio progetto associativo assecondando un territorio complesso, come appena ricordato, dando modo al mondo della sinistra di esprimere il mutualismo e il bisogno di tempo libero attraverso, appunto, circoli tradizionali soprattutto nelle aree urbane, gestione di ‘centri civici’ pubblici e bocciofile nelle frazioni e nei territori rurali (soprattutto nel narnese e in parte nell’orvietano). Per lungo tempo due sono stati i Comitati territoriali, Terni-Narni-Amelia e Orvieto, ma dall’ultimo Congresso è stato costruito un comitato unico a carattere provinciale, purtroppo proprio nel momento dell’abolizione delle province… ma l’elemento che probabilmente caratterizza la nostra associazione in questo territorio, a fronte di un tessuto associativo modesto in termini assoluti ma buono in termini di soci/popolazione, è la grande capacità progettuale che da sempre i comitati hanno espresso da Terni fino ad Orvieto: numerosi festival di musica, teatro, molta attività in carcere, tante esperienze significative per l’infanzia l’adolescenza e i giovani, la pace e l’ambiente. Dagli ultimi dieci anni sempre di più il tema della multiculturalità e dei progetti per richiedenti asilo ha permeato il lavoro quotidiano e l’impegno politico dell’associazione. Oggi sono sei i progetti SPRAR gestiti in forma consortile, oltre a quelli per l’emergenza sbarchi gestiti in maniera autonoma. Queste attività sono diventate la spina dorsale dell’associazione, cercando però una connessione permanente con il senso del nostro tessuto storico. In buona sostanza la sfida del comitato è, in estrema sintesi, capire se è possibile passare da un modello politico associativo di case del popolo ad uno nuovo che traguardi ‘case dei popoli’, avendo come orizzonte di senso la relazione nuova tra culture. In questo, tutto il tessuto dirigente e circolistico vive un grandissimo senso di appartenenza e orgoglio associativo e un po’ di frustrazione per le difficoltà che negli ultimi anni si scontano nel sentirsi parte di una ‘rete nazionale permanente’. Forse l’Assemblea dei Presidenti può essere un percorso utile a questo salto di qualità.