Ricollocazioni a rilento, mentre si procede nei rimpatri

Di Sara Prestianni, Ufficio Immigrazione Arci.

La Commissione Europea ha reso oggi pubblici i dati sulle recenti misure adottate in urgenza per fare fronte a quella che le istituzioni denominano « la crisi dei rifugiati». I dati fanno emergere il risvolto della medaglia della tanto decantata solidarietà europea, a cominciare dalla ricollocazione. Dei 160mila posti su cui sembrava gli Stati Membri avessero trovato un accordo, ad oggi ne sono stati concretamente messi a disposizione poco più di 1400. Tra gli Stati che hanno risposto all’appello europeo – proponendo rispettivamente 300 e 130 posti – spiccano Romania e Malta, due tra le mete che i migranti evitano a causa di un sistema di accoglienza carente ed una possibilità di integrazione quasi inesistente. Si capisce bene perché, nonostante l’enfasi sui primi trasferimenti, l’Italia ha ricollocato in due mesi solo 86 eritrei. Gli altri preferiscono continuare il loro viaggio da soli, come hanno sempre fatto, per raggiungere altri paesi. Sembra invece che la solidarietà europea sia rivolta piuttosto al «prestito» di ufficiali di polizia di frontiera a Italia e Grecia, 353, quasi la metà di quelli promessi. Si ufficializza la presenza di 6 hotspot sul territorio italiano, per una capienza totale di 2100 posti e con una presenza di 43 poliziotti europei che assicurano l’identificazione dei migranti e la verifica che i dati presi siano inseriti nelle banche dati europei. Particolarmente preoccupante é il legame fatto tra l’approccio hotspot e quello delle espulsioni. È chiaro quindi che queste strutture serviranno per separare i ‘buoni’ dai ‘cattivi’ migranti, con una logica totalmente arbitraria su chi faccia parte del primo e chi del secondo gruppo. Spicca la capacità dell’Italia nell’organizzare, con l’aiuto dell’Agenzia europea Frontex, voli congiunti di rimpatrio verso la Nigeria. A livello nazionale sono invece più numerosi quelli verso Egitto e Tunisia. E sono proprio questi tre i paesi con cui l’Italia ha firmato accordi di riammissione. L’inquietudine dell’Arci di una moltiplicazione di questi accordi, nell’ambito della trattativa europea che si terrà a La Vallette l’11 novembre prossimo, é giustificata dalla pratica sistematica di espulsione verso paesi che hanno accettato di cedere al ricatto europeo.