Loro seminano vento, noi raccogliamo tempesta

Di Messaoud Romdhani attivista dei diritti umani, Tunisia.

«Dovremmo essere ben consapevoli che noi abbiamo, in gran parte, dato vita allo Stato Islamico e che siamo stati, da allora, intrappolati in un circolo vizioso» (Dominique de Villepin, ex-primo ministro francese, settembre 2014). «Tutti gli esseri umani sono uguali ma …..» «Un attacco odioso e deprecabile», è stato giustamente descritto. Tutti hanno espresso simpatia quando la Francia capitale dei Lumi, della cultura e della civilizzazione è stata colpita da numerosi barbari attacchi terroristi, che hanno ucciso 129 persone innocenti e fatto 350 feriti. Un pesante costo umano. L’atto è stato condannato dai leader politici, dalle organizzazioni dei diritti umani e da importanti gruppi della società civile. I cittadini normali sono attoniti e infuriati. Barack Obama lo ha considerato non solo «un attacco al popolo francese ma a tutta l’umanità e ai valori universali». È tutto molto vero. Ma non è tutta la verità. Prima di Parigi, migliaia di persone innocenti sono state colpite dal terrorismo in Nigeria, in Iraq, in Afghanistan, Yemen, Libia. Ma ci sono state reazioni tiepide. O non ci sono state affatto. L’ultimo caso è stato in Libano. Solo un giorno prima di Parigi, due terroristi dell’ISIS si sono fatti esplodere nel sobborgo di Shia, vicino a Beirut. Il pesante bilancio è stato di 44 morti e circa 200 feriti. Qui, non si sono notate grandi reazioni. Non è stato «un attacco alla umanità»? Per usare una parafrasi, usando George Orwell nella sua fattoria degli animali, possiamo dire che «tutti gli esseri umani sono uguali, ma ce ne sono di più uguali degli altri». La domanda vera è: chi trae profitto da questa reazione da ‘due pesi e due misure’? I gruppi estremisti, che vogliono dimostrare che i valori occidentali non sono altro che ‘ipocrisia’, come ha detto Dhawarhi nel suo video. Perchè, che piaccia o no, questa gente non sono solo fanatici con la passione di uccidere, sono capaci di costruire discorsi coerenti, sviluppare argomenti solidi e di comunicare. Islamisti verso migranti musulmani Ogni volta che c’è un attacco terrorista in Europa, un dito accusatore si punta verso le comunità musulmane. Per questo esse si sentono coinvolte o ancora peggio ‘colpevoli fino a prova contraria’, e sono i primi a denunciare questi atti come se rigettassero una accusa. E di nuovo, qui i terroristi accumulano punti: «i paesi laici occidentali non hanno posto per i musulmani», dicono. Un argomento che condividono con la crescente estrema destra in Europa. Lentamente, ci avviciniamo sempre più ai denti della trappola estremista. Per questo dobbiamo essere molto attenti: far vivere una comunità nella paura e nel sospetto può portare a serie conseguenze. Oltre alla marginalizzazione, si possono produrre sentimenti di rivolta e di vendetta. E non mancano esempi. La guerra al terrore: il metodo Bush Se il terrorismo è un flagello che deve essere affrontato per proteggere la civilizzazione, i diritti umani e le persone innocenti, la domanda più importante è: come? Quando i terroristi attaccano Parigi, Londra, Madrid o Tunisi, essi hanno uno scopo in mente: portare i paesi in guerra, una guerra con un nemico invisibile e sfuggente. Una guerra che essi pensano smantellerà, nei tempi lunghi, i principi di democrazia e di coesistenza. Una guerra dove ci siano, come ha detto Bin Laden, «due campi nel mondo, quello dell’Islam e quello dei non credenti». Gli statunitensi caddero nella trappola. Dichiararono la guerra al terrore ovunque nel mondo. Ricordiamo la risposta di Bush. Divise il mondo in due campi «quelli che sono con noi e quelli che stanno con il terrorismo». Lo stesso falso specchio. Il risultato? Decenni di guerra assurda, che ha generato più estremismo e più terrore. Lo Stato Islamico non sarebbe esistito se non ci fosse stata l’invasione dell’Iraq, presentata come «eliminare un dittatore e costruire una democrazia pionieristica nel mondo arabo», così come i Talebani non si sarebbero sviluppati senza l’invasione dell’Afghanistan. Se i governi occidentali non trarranno lezioni da questi esempi, i terroristi riusciranno in quello che hanno pianificato. Ma Daesh non è solo il prodotto di sbagliate e donchisciottesche guerre al terrorismo. Le ingiustizie producono umiliazione. E l’umiliazione è terreno fertile per l’estremismo: da decenni di colonialismo, di tacita e aperta protezione dei dittatori, di sostegno incondizionato ad Israele, i terroristi non mancano di trarre ‘convincente retorica’. E allora il punto è: fino a quando il diritto internazionale non sarà applicato in ogni paese nella stessa identica maniera, fino a quando l’ingiustizia rimarrà piantata in Medio Oriente, nè misure di sicurezza nè armi sofisticate saranno abbastanza per fermare il terrorismo. È come una sabbia mobile: se non capiamo come evitarla, finirà per risucchiare tutti i nostri valori umani. A buon intenditor…