Interviste a Massimiliano Bianchini, neo presidente Arci Marche e Gianfranco Boiani, neo presidente Arci Pesaro

Intervista a Massimiliano Bianchini.

Raccontaci il tuo percorso associativo in Arci…Entro nell’Arci nel 1997 in qualità di coordinatore artistico della Festa della Musica per il comitato di Macerata. Tom Benetollo qualche anno dopo mi diede la responsabilità di coordinatore nazionale per la Festa della Musica. Poi ho avuto alcuni incarichi sostanzialmente amministrativi nell’Arci Marche e ho gestito, sempre per Arci Marche, il Cinema Diana di Jesi. Successivamente ho ricevuto incarichi da presidente sia nel comitato di Macerata che in quello regionale… Ricordo con sincera commozione due figure per me determinanti quali Fabrizio Giustozzi, presidente di Arci Macerata e Tom, con il quale iniziai i primi passi al Nazionale. Successivamente sono stato un componente della Presidenza nazionale.

Non sei nuovo al mandato di presidente regionale: quale esperienza ti porti dietro a cui fare riferimento nel prossimo percorso? Sicuramente sono più consapevole dell’importanza del ruolo…la prima volta che sono stato presidente regionale avevo poco più di 30 anni e so che per fare bene questo ruolo ci vuole una grande sintonia con i comitati territoriali e i consiglieri regionali. Mi fa piacere sottolineare che sono stato eletto all’unanimità.

Quali saranno le principali proposte programmatiche che caratterizzeranno la tua presidenza? Prima di tutto costruiremo una progettazione condivisa in diversi ambiti (sociale, culturale, immigrazione). Inoltre il consiglio regionale si è rinnovato fortemente e ci sono stati alcuni importanti rientri (Carlo Pesaresi). Siamo in una fase molto positiva nelle Marche in quanto ad Ancona Michele Cantarini, che ha retto il territoriale in un momento complicato, ora può dedicarsi al regionale. A Jesi e Senigallia (grazie a Bugari e Montesi fra gli altri) si sono create le condizioni politiche perché si sentissero coinvolti in prima battuta nell’Arci Marche. A Pesaro, grazie al lavoro anche di Ornella Pucci, c’è una nuova fase politica con il neo presidente Gianfranco Boiani. Infine a Macerata che ha avuto un boom di tesserati c’è un personale politico e associativo di importante profilo.

Intervista a Gianfranco Boiani.

Quando e come hai incontrato l’Arci? Nel 1993, insieme ad alcuni amici con il comune interesse per la comunicazione attraverso le immagini, fondammo a Pesaro un circolo culturale a cui attribuimmo il nome di Eidos, parola che nella filosofia greca indica la forma intesa non come apparenza ma come forma ideale e intellegibile. Nei primi anni il circolo Eidos promosse soprattutto iniziative legate alla fotografia artistica. Successivamente fu il cinema ad assumere un ruolo di primo piano nella nostra attività ed il circolo Eidos, che nel frattempo aveva aderito all’Ucca, divenne ben presto una struttura per la produzione di documentari di carattere culturale. Erano gli anni, a livello nazionale, della rinascita del cinema documentario; allora insegnavo cinema documentario all’Università di Macerata e diversi studenti che avevano frequentato i miei corsi e giovani neo-laureati aderirono al circolo, collaborando nella realizzazione di documentari su temi come la storia dell’arte e la storia contemporanea, in particolare il racconto delle vicende della Resistenza.

Quali difficoltà vive attualmente la provincia di Pesaro, rispetto alle quali l’Arci può stabilire delle priorità di intervento? Penso che nella provincia di Pesaro, così come in tutto il paese, la questione più profonda sia di carattere culturale. Ciò è ancora più evidente in questi giorni, dopo le stragi di Parigi, in quanto occorre superare le logica della paura e della diffidenza, e lo si può fare solo attraverso la conoscenza, l’incontro e il dialogo tra le diverse culture e visioni del mondo. L’Arci ha una storia che viene da lontano e che affonda le sue radici nel mutualismo ottocentesco e nell’Italia del dopoguerra, nata dalla Resistenza; una storia che va valorizzata in quanto non si costruisce il futuro senza memoria. La società attuale ha subito, tuttavia, trasformazioni profonde soprattutto nella sfera della comunicazione. Oggi quando si parla di social si intende Facebook, Twitter, WhatsApp; la socialità passa attraverso le tecnologie, attraverso la rete. Di fronte ai mutamenti profondi che la società sta attraversando, la nostra associazione ha l’esigenza di una trasformazione che metta al primo posto la cultura, l’innovazione, la creatività attraverso un uso consapevole dei nuovi media. Solo così può continuare ad essere quel laboratorio di idee, di esperienze e di sperimentazioni che costituisce forse la sua più grande ricchezza.