Continuiamo a pubblicare, dopo l’Assemblea dei comitati che si è svolta a Roma il 10 e 11 ottobre, gli interventi dei Presidenti dei comitati perchè raccontino la propria esperienza e che cosa si aspettano dalla direzione nazionale. Su questo Arcireport, i contributi di Marcella Leombruni, presidente Arci L’Aquila, e di Marco Trulli, presidente Arci Viterbo.
Di Marcella Leombruni presidente Arci L’Aquila.
Il comitato territoriale Arci L’Aquila si è trovato ad affrontare nel 2009, con il terremoto dell’Aquila, la prova più difficile dal 1992, anno della sua fondazione. A 6 anni di distanza possiamo dire di aver superato la prova. Dal 7 aprile 2009 l’impegno dell’Arci nella ricostruzione sociale non è mai venuto meno, nelle tendopoli prima, nei container poi, nelle sedi ricostruite oggi. Nel 2010 proponemmo al Comune dell’Aquila un progetto SPRAR. Sembrava un’idea folle accogliere richiedenti asilo in una città che non aveva più tessuto urbano e sociale. Ma paradossalmente proprio quella condizione favorì l’accoglimento del progetto da parte dell’amministrazione comunale prima e l’accoglienza positiva poi dei beneficiari da parte dei cittadini dell’Aquila. I drammi e le vite sconvolte, con le dovute differenze, rendevano molto simile le condizioni di vita degli uni e degli altri. Ad oggi il comitato territoriale Arci L’Aquila conta 11 circoli e gestisce 3 progetti di accoglienza di cui 2 SPRAR gestiti all’Aquila e a Castel del Monte ed uno di emergenza profughi in capo alle Prefetture gestito nel comune di Pizzoli con 4 operatori assunti a tempo indeterminato, 3 a tempo determinato, più altri operatori a collaborazioni occasionali, tra cui alcuni dei beneficiari dei primi progetti SPRAR. Il comitato non ha dipendenti, ma solo volontari e questo risulta a volte insufficiente per le responsabilità e la mole di lavoro che richiede una gestione all’altezza dei compiti che il territoriale ha verso la sua rete associativa. Per quanti progetti possa fare un comitato territoriale, (e all’Aquila ne abbiamo gestiti tanti in questi 6 anni: progetti SPRAR, progetti 383, progetti sulle politiche giovanile, progetti FEI, progetti europei di scambi gioventù in azione ecc.) senza il rapporto di conoscenza e di scambio con la sua base associativa, piccola o grande che sia, non ha ragione di essere. Se l’Arci, come dice lo slogan che a me piace molto, deve «agire il cambiamento» per sua natura e per sua missione lo può fare solo attraverso i sui circoli. I movimenti di opinione contano, ma quanto incidono nell’Italia profonda delle periferie, delle zone rurali, delle aree di montagna in spopolamento, dei campanili, dei tanti linguaggi ed identità diverse? I circoli sono le antenne vere di cui disponiamo per capire quello che si muove nella pancia e nella testa delle persone, come subiscono, accettano o rifiutano i cambiamenti sociali, politici, culturali; come la crisi ha cambiato la percezione delle proprie aspettative di vita. Nell’assemblea nazionale dei presidenti provinciali tenutasi il 10 ed 11 ottobre tra i tanti (troppi) temi in discussione c’era Come comunicare l’Arci. Lo sento da anni e credo non troveremo risposte. L’Arci è un enorme contenitore, siamo l’associazione dei birrai e dell’accoglienza profughi, delle bocciofile e della Brigata Kalimera; siamo insomma l’alfa e l’omega. Come si comunica un’associazione così?
Di Marco Trulli presidente Arci Viterbo.
Il comitato provinciale di Viterbo è una rete di 25 circoli di carattere molto eterogeneo. Circoli di aggregazione e progetti di solidarietà, rassegne cinematografiche e centri anziani. In un territorio economicamente depresso e poco valorizzato rispetto alle risorse culturali e paesaggistiche che possiede, l’Arci agisce attivando progetti innovativi legati alle arti visive, alla promozione del libro e della lettura, alla musica, alla memoria della Liberazione dal nazifascismo, così come alle politiche della solidarietà, della detenzione e dell’accoglienza. Uno dei punti di maggiore rilevanza della nostra azione sul territorio è il lavoro che Arci Solidarietà Viterbo svolge quotidianamente sull’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati, attraverso il coinvolgimento di 8 comuni del territorio. Un lavoro che non si ferma al servizio di accoglienza ma che è anche lotta quotidiana all’intolleranza diffusa e confronto aperto con le amministrazioni, con i media e con la politica locale, impreparata culturalmente ad affrontare il fenomeno migratorio. Dal punto di vista culturale, l’Arci a Viterbo dà vita a una grande quantità di progetti che si pongono come attivatori di processi di educazione e di sperimentazione. La ridotta dimensione del territorio facilita la generazione di piccoli ecosistemi di relazioni attraverso la produzione culturale. Questo fa sì che arte e cultura divengano strumenti di comprensione del presente e di critica ai processi economici, politici e sociali, dal locale al globale. Su questi temi è stata ed è tuttora proficua la collaborazione con Arci nazionale specialmente per quanto riguarda progetti legati all’arte pubblica. Librimmaginari, Cantieri d’Arte, il Festival di musica indipendente Rockin’Cura, Resist, Immagini dal Sud del Mondo sono solo alcuni dei progetti che nei circoli Arci e nel territorio provinciale vengono promossi per innovare le forme di organizzazione culturale e andare oltre le retoriche dei grandi festival. Da circa un anno ha aperto, anche grazie al sostegno di Arci Lazio, in uno dei quartieri storici della città di Viterbo il circolo Il Cosmonauta, una fucina di iniziative e laboratori ma anche un luogo di aggregazione con una cucina attenta alle produzioni locali. Una delle maggiori difficoltà che incontra il nostro comitato è proprio l’eterogeneità di circoli presenti. Come riuscire a trasformare questa eterogeneità in ricchezza? Bisogna individuare pratiche efficaci che riescano a far interagire circoli ‘tradizionali’ e progetti innovativi, per potenziare entrambi. Di sicuro l’Arci nel territorio avrebbe bisogno di interventi più forti degli organismi nazionali in relazione alle tematiche dell’associazionismo e del terzo settore. Da tempo inoltre il comitato Provinciale di Viterbo richiede all’Arci nazionale una maggiore attenzione alle questioni relative alla detenzione.