L’Arci sostiene i referendum contro le trivellazioni

Dieci regioni, sulla spinta dei movimenti No Trivelle che si sono costituiti nei territori interessati, hanno depositato i quesiti per i referendum che, proponendo di abrogare parti del decreto Monti e dello Sblocca Italia, bloccherebbero tutti i progetti di trivellazione. I quesiti referendari hanno già superato il vaglio della Corte di Cassazione e si aspetta ora il parere della Corte Costituzionale perché il governo ne fissi la data di svolgimento. L’Arci, con le sue strutture territoriali, è presente nei movimenti che si sono costituiti a livello locale, coerentemente col suo impegno per la giustizia climatica e ambientale, e la difesa del territorio. La Presidenza nazionale ha quindi approvato un ordine del giorno che impegna tutta l’associazione a sostenere i referendum contro le trivellazioni, partecipando ai comitati referendari che si costituiranno in tutta Italia e promuovendo un’azione di informazione capillare sulle ragioni del sì. Di seguito, il testo dell’ordine del giorno. Dieci regioni, sulla spinta dei movimenti No Trivelle che si sono costituiti nei territori interessati, hanno depositato i quesiti per i referendum che, proponendo di abrogare parti del decreto Monti e dello Sblocca Italia, bloccherebbero tutti i progetti di trivellazione. I quesiti referendari hanno già superato il vaglio della Corte di Cassazione e si aspetta ora il parere della Corte Costituzionale perché il governo ne fissi la data di svolgimento. L’Arci, con le sue strutture territoriali, è presente nei movimenti che si sono costituiti a livello locale, coerentemente col suo impegno per la giustizia climatica e ambientale, e la difesa del territorio. La Presidenza nazionale ha quindi approvato un ordine del giorno che impegna tutta l’associazione a sostenere i referendum contro le trivellazioni, partecipando ai comitati referendari che si costituiranno in tutta Italia e promuovendo un’azione di informazione capillare sulle ragioni del sì. Di seguito, il testo dell’ordine del giorno. da fonti rinnovabili sul mix elettrico, dimostra di voler andare verso il passato come testimoniano le facilitazioni procedurali per le fonti fossili, per gli impianti come le centrali termiche e termovalorizzatori, sulle le opere ed infrastrutture per trasportare energia che banalizzano e offendono il territorio, come TAP, Elettrodotti e Gasdotti tutti inseriti nello Sblocca Italia, sostenuti nella Strategia Energetica Nazionale che ci avvicina alle posizioni più retrive dell’Unione Europea come per esempio la Polonia piuttosto che verso le realtà più avanzate del nord Europa e della Germania che dopo l’abbandono del nucleare programmano o hanno già programmato l’abbandono delle fonti contenete carbonio. Tale situazione insostenibile ha portato, oltre ad una legittima e prevedibile opposizione delle Comunità locali, in difesa dei beni comuni, delle risorse territoriali e delle economie basate su agricoltura, pesca e turismo, ad un vero e proprio scontro istituzionale tra Regioni e Enti locali da una parte a tutela del territorio, delle scelte e delle pianificazioni per un benessere durevole e sostenibile e il Governo nazionale che invece in nome della ragion di Stato avvalla le richieste speculative dei petrolieri, delle compagnie private a scapito della collettività e dell’ambiente. L’azione promossa dai movimenti No Trivelle e raccolta dalle Regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Sardegna e Veneto ha portato i Consigli Regionali di queste Regioni a richiedere che sia sottoposta a referendum la questione delle trivellazioni in relazione ad alcune norme del decreto Monti, in particolare quelle contenute nell’articolo 35 che estendono il divieto di trivellazione in mare alle 12 miglia, riattivando contestualmente i procedimenti bloccati dal Ministro Prestigiacomo, e l’abrogazione di alcune norme dell’art. 37 del decreto Sblocca Italia che pone invece l’attenzione su un altro tema legato alla partecipazione delle regioni, dei territori e delle popolazioni alle decisioni assunte dallo stato su temi che li riguardano da vicino come la pianificazione di studi, la ricerca e l’estrazione di idrocarburi. Il senso dell’azione referendaria è il blocco di tutti i progetti in essere e la sua approvazione farà sì che il divieto sia assoluto e non superabile, in quanto non potrà più essere introdotta alcuna norma che lo consenta. Dopo il positivo esito degli ultimi giorni con il sì definitivo della Cassazione ai quesiti referendari, in attesa dell’ultimo passaggio della Consulta che dovrebbe avvenire tra gennaio e aprile, è opportuno che si inizi a prefigurare il lavoro per avviare la campagna referendaria per farsi trovare pronti dopo che l’ultimo passaggio sarà completato.

PERTANTO Vista la presenza molto forte dell’Arci all’interno delle vertenze territoriali, come circoli e comitati territoriali, e a livello nazionale contro il Decreto Passera e lo Sblocca Italia, nonché l’impegno preso all’interno della Coalizione Clima di andare oltre Parigi e la COP21 impegnando l’associazione tutta a fare della giustizia climatica e della giustizia ambientale una delle tematiche centrali su cui lavorare nei prossimi mesi ed anni; SI IMPEGNA La Presidenza e il Consiglio nazionale ad attivarsi al fine di sostenere, a livello nazionale e promuovere tramite la nostra rete territoriale, i referendum abrogativi contro le trivellazioni presentati dalle Regioni e dai Movimenti No Trivelle».