Non saremo i soldatini docili delle vostre guerre

Di Marino Canzoneri Commissione Laicità e diritti civili.

Arriva Natale e i cattolici sono in fibrillazione. Si dirà: stanno marciando uniti contro Coop, Mediaworld e le varie gallerie commerciali che hanno ridotto una festa a loro così cara, quella della venuta del figlio di Dio sulla terra, a un mercimonio urticante e devastante da far ribrezzo persino a coloro che non credono che Gesù sia il figlio del Dio vivente. E invece no. Quello non disturba – anzi. Il consumismo, la riduzione dell’uomo a merce, a mero consumatore non sono la negazione del loro cristianesimo. Invece disturba che qualcuno, in questi tempi di guerra, chieda moderazione, chieda l’adesione alle leggi che garantiscono la netta separazione fra Stato e Chiesa, inviti i religiosi di tutte le religioni a rispettare la laicità dello Stato e della scuola in particolare. Da Rozzano a Sassari, da Monza a Padova si pretende di poter entrare nelle aule e fare pura e semplice propaganda per la propria… Ci si oppone così alle basi stesse della laicità che lo Stato garantisce alla scuola. Coloro che non hanno una fede religiosa sono ridotti al silenzio. Si presenta l’adesione ad una fede religiosa come l’unica possibilità ragionevole che gli uomini, le collettività, gli stati hanno per risolvere in maniera pacifica i loro contrasti. Giornalisti da strapazzo, al soldo di politici adoratori di fantomatiche divinità fluviali si fanno portavoce di tutto ciò, in difesa di una fantomatica identità nazionale ed europea contro il barbaro aggressore. I mezzi di comunicazione di massa, televisione e rete fra tutti, montano casi su ciò che invece dovrebbe essere la normalità – le fedi religiose rimangano non invadano i luoghi dell’educazione pubblica. In questi giorni di dolore causato dalla guerra, Avvenire, giornale della CEI, attacca con parole di fuoco lo stato francese, perché vieta qualsiasi manifestazione di religiosità nei luoghi gestiti dalla cosa pubblica. Niente croci, kipah e veli nelle scuole e negli ospedali pubblici. Questi attacchi sono inaccettabili. Le religioni non sono la soluzione dei problemi sollevati dalle guerre in corso, sono parte non secondaria del problema. Le religioni, è vero, non sono causa della guerra in corso, né sono direttamente responsabili delle morti in Francia o in Siria, è vero molti religiosi e uomini di fede sono al fianco di chi lotta per la pace e per la giustizia nelle singole società e fra i popoli e gli stati ma, altrettanto indubbiamente proprio le religioni forniscono ai ‘combattenti’ la lingua con cui esprimersi, l’armamentario retorico da cui trarre coraggio e forza per superare il disgusto della violenza e della morte e questo sia quando si fanno saltare in nome di Allah, sia quando un cristianissimo milite schiaccia il bottone di un drone o un pilota ebreo dirige un aereo sui ‘terroristi’ di Gaza. L’Arci non ritiene che la soluzione sia ‘far parlare a scuola tutte le religioni’ in nome di un male inteso pluralismo, bensì sia quella di rispettare la laicità nelle istituzioni pubbliche, in primis la scuola, come in teoria garantiscono la Costituzione e la legislazione italiana.