Parte la rassegna ‘Somma al cinema’: un 2016 ricco di novità

Di Giusy Aliperti circolo Arci Sommavesuviana.

«Fare un film significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell’infanzia». (Francois Truffaut).

L’arte del cinema, come l’arte del narrare nel primordiale racconto di Gilgamesh, funge da catalizzatore sociale: riunisce intorno a sé e alla fantasia creatrice che ne è alla base una collettività unita dal comune denominatore dello stupore. Un gruppo umano desideroso e volenteroso di lasciarsi sorprendere dall’imitazione che il cinema fa della vita, dalla creazione sullo schermo. Una creazione che a differenza di quella sulla pagina ci mette davanti i personaggi e le storie senza lasciarceli immaginare, ma anzi proiettandoceli attraverso l’immagine concreta che ne ha avuta qualcun altro e donando a noi spettatori l’estremo giudizio finale sull’altra umanità in carne ed ossa che si è riusciti a creare. Per questo, quando una comunità smette di avere un cinema, inizia un po’ a morire: l’aggregazione, la curiositas che ne scaturiscono si spengono lentamente per lasciare spazio a sostituti più mediocri fino ad una lenta acquiescenza che porta il cittadino/uomo a conoscere sempre di meno. Quando la cittadina sommese ai piedi del Vesuvio ha perso il cinema Arlecchino, storico e vintage baluardo culturale del territorio, una voragine si è aperta al suo posto. Il cinema diventava così sinonimo di lontananza, di faticoso raggiungimento. Smetteva di essere accessibile, vicino, alla portata di tutti. Il ruolo del Summarte, cine/teatro che da circa un anno sostituisce l’Arlecchino nella sua storica sede, è di vitale importanza perché assume su di sé la portata di una rinascita ad ampio raggio: riaggrega, ricrea, ridona voglia di stupore e di incuriosirsi verso chi il mondo sa raccontarlo con l’arte della cinepresa. E lo fa in un mondo sempre più privo di punti di riferimento politici e culturali. Nel burrascoso mare di una città che ha perso la bussola e naviga senza sosta in attesa più di un miracolo che di un cambiamento e di una riqualificazione, proiettare nuovamente significa porre argine allo strapotere dell’ignoranza e della mala politica. Perché significa ridestare le menti sommesi abituate a guardarsi intorno e a non aspettarsi più nulla da ciò che li circonda. Come lo sguardo estasiato di Totò in Nuovo Cinema Paradiso che aveva compreso attraverso il cinematografo e le storie proiettate che la vita poteva essere altro. Che se l’altro, il diverso non giungeva dai contesti che lo attorniavano, dalla miseria in cui viveva, poteva però giungere dai film. Il mondo che si dispiega, che viene scoperto dal cinema, perché la vita come Eugenio Montale scriveva «si coglie più guardando che partecipando». Ad esser pignoli, da mercoledì 13 gennaio alle 21, nell’ex sala cinematografica rimessa a nuovo per i fasti futuri, il cinema torna più in forma che mai. E lo fa con un marchio ben preciso, rispolverando pure l’identità locale e regionale. Tredici appuntamenti settimanali per un’idea nata dall’unione di varie associazioni del territorio: l’Arci in primis e l’Ucca, coadiuvate da Fontana Chiara, Gli Amici del Buon Vivere, Universo di Mimì, Ass. Festa delle Lucerne, Percorsi di danza e Rosanna Cimmino. Il primo film ad essere proiettato sarà Le cose belle, di Giovanni Piperno e Agostino Ferrente. Opera che aguzza lo sguardo nella città di Napoli attraverso i suoi giovani cittadini, sognatori che si augurano il meglio in un contesto che più che aiutarli li mortifica e prepara al peggio e al mediocre dell’esistenza. A seguire si alterneranno nomi internazionali con nomi locali.

Questo il programma: 13 gennaio: Le cose belle di A. Ferrente e G. Piperno. 27 gennaio: Ogni cosa è illuminata di Liev Schreiber. 3 febbraio: Cloro di Lamberto Sanfelice 10 febbraio: Janara di Roberto Bontà Polito. 17 febbraio: Short Skin di Duccio Chiarini. 24 febbraio: La famiglia Bélier di Éric Lartigau. 2 marzo: La bella gente di Ivano De Matteo. 16 marzo: Airbag di Juanma Bajo Ulloa. 23 marzo: Vergine Giurata di Laura Bispuri. 30 marzo: Mio Cugino corto di Raffaele Ceriello, e di seguito i corti di Vincenzo Caputo. 6 aprile: Napolislam di Ernesto Pagano. 13 aprile: Pranzo di Ferragosto di Gianni Di Gregorio. 20 aprile: Lei disse sì di Maria Pecchioli. Portante la scelta di Mio cugino e Napolislam. Il primo, corto del giovane regista sommese Raffaele Ceriello, il secondo documentario di Ernesto Pagano sull’ avanzata dell’Islam tra i napoletani. Ma i nomi che si susseguiranno sono fondamentali anche per le tematiche: dal giovane John in Ogni cosa è illuminata, alla ricerca delle proprie radici stritolate dall’orrore nazista, alla fanciulla Paula, nella deliziosa e sempre delicata commedia francese La famiglia Bélier, roccaforte in una famiglia in cui tutti sono sordomuti, in bilico tra la voglia di restare e il proprio sogno da inseguire. Ci sono poi Jenny in Cloro, sradicata dal suo ambiente per il licenziamento del padre, Hana in Vergine Giurata, la donna che si fa uomo per poter essere libera pur in un corpo che non è il suo, i tragicomici Gianni ed Eduardo rispettivamente in Il pranzo di ferragosto e Short Skin, alle prese con problemi economici e sessuali, ad ancora nuove protagoniste femminili in Lei disse sì e La bella gente. Infine, il folle Airbag e il visionario Janara. Il programma è sostenuto dal patrocinio di UCCA, che riconosce l’iniziativa nella propria rassegna itinerante L’italia che non si vede, da ArciMovie, e dallo stesso Summarte. L’iniziativa si inserisce in una prospettiva più ampia: compito ed obiettivo delle associazioni è promuovere svariate attività culturali nei mesi a venire. Si parte dal cinema per arrivare al teatro e alla musica. In programma concerti e presentazioni di libri. Tra le manifestazioni imminenti c’è il primo album da solista di Emanuele Ammendola, Migra, dopo l’esperienza con gli R’n’Fusion. A seguire, il concertospettacolo dei Virtuosi di San Martino. Non resta che sperare in una presenza cospicua da parte dei cittadini e augurare una buona visione: il cinema cambia il modo di osservare il mondo e un mondo visto con maggiore attenzione diventa prima o poi un mondo migliore.