Intervista a Salvatore De Giorgio, nuovo presidente Arci Taranto

Come e quando hai incontrato l’Arci per la prima volta? Era il lontano 1995, ai tempi di Arci Nova, quando io undicenne mi avvicinai a quello che era il circolo del mio comune. Ricordo benissimo che ero affascinato dalle attività e soprattutto dal fatto che alcuni ragazzi si incontrassero nella piccola e angusta cantina del circolo per organizzare manifestazioni, ragionare su quelli che erano allora i problemi sociali e su come stimolare la coscienza critica della gente. In quella buia e umida cantina, ho colto il senso del ‘fare società’, espressione che ho poi ritrovato nel 2012 in Carovana Antimafie che ho guidato per più di 5000 Km lungo la nostra penisola. Negli anni le cose sono cambiate e dal 2006, a partire da socio e membro del Consiglio direttivo del circolo Paisà di Maruggio, e – grazie allo slancio che mi diede l’allora Presidente, Federico Fusco – con l’impegno assunto nel territoriale e nel regionale, oggi mi ritrovo a ricoprire questo onorevole e oneroso ruolo. Voglio per questo ringraziare il Consiglio direttivo per la fiducia e non per ultimo, Lorenzo Cazzato che mi ha saputo guidare e formare in tutti questi anni non senza difficoltà, mi ha spinto e sostenuto quando tutto sembrava remare contro e, attraverso i suoi racconti, mi ha dato la possibilità di conoscere anche l’Arci che non conoscevo. Quali saranno le priorità di intervento del tuo mandato sul territorio di Taranto? Il nostro territorio è molto vasto e lungo, particolarità queste che unite al caratteristico ‘campanilismo’ tipico di noi meridionali, rende difficoltosa la gestione dei rapporti tra i circoli e tra questi ed il comitato, sia anche solo per una questione di distanze chilometriche. Le principali priorità saranno legate alla centralità della figura del circolo rispetto ad ogni attività, sul ‘fare squadra’ tra i circoli, mettendo in relazione competenze e capacità dei soci e formando un gruppo di progettazione che non sia improntato solo e unicamente sul reperimento fondi ma che sia anche in grado di fornire stimoli e idee per il buon funzionamento del comitato e dei circoli in sinergia l’uno con gli altri. In qualità di presidente di comitato, cosa chiedi all’Arci nazionale? Come presidente di comitato mi sento di chiedere all’Arci nazionale sostegno per quelle che saranno le iniziative dei circoli e per i circoli che proporremo, con la possibilità che queste siano messe in rete tra gli altri circoli e comitati d’Italia. Inoltre, l’organizzazione di momenti di incontro e confronto tra circoli e comitati di regioni differenti potrebbe essere il motore per una crescita formativa sia dei quadri dirigenziali che per l’associazione in toto. Il concetto del ‘fare rete’ è un punto focale della nostra grande associazione che ha tutte le potenzialità per portarlo ai massimi livelli. Per il resto, il tempo ci potrà dare tutte le risposte di cui abbiamo bisogno e, in questo tempo, cercare di trarre insegnamento da tutte quelle differenziazioni che sono la nostra forza e che ci hanno dato, e ci daranno, la possibilità di essere l’Associazione con la ‘A’ maiuscola che da quasi sessant’anni siamo.