Non possono uccidere un’idea

La lettera di un attivista egiziano dal carcere.

L’attivista e chirurgo Ahmed Said è stato arrestato a novembre dopo aver preso parte ad una manifestazione pacifica per commemorare le persone uccise nel 2011 durante la rivoluzione egiziana. Questa è la lettera che ha inviato dalla prigione: «Tutti i messaggi di consolazione che mi raggiungono dall’esterno finiscono con: “Non ti preoccupare, ti tireremo fuori presto, è solo un ammonimento. Vogliono intimidirti un po’ e poi ti rilasceranno”. Questi messaggi mi raggiungono in un luogo dove sono circondato da reclusi che impersonano la follia di questo sistema, la stupidità dei suoi componenti individuali e la corruzione delle sue istituzioni. La sola cosa che sta a cuore ai miei amici e alla mia famiglia è che io esca di qui e che neghi ogni connessione con la Rivoluzione di gennaio. Credono sia questa la sola maniera perché io venga riconosciuto innocente e sia protetto qui dentro dalla violenza del Ministero dell’Interno e dei suoi ‘cani’ pazzi. Ma poiché sono circondato da questa gente, non posso essere d’accordo. Non posso cambiare il mio modo di pensare, in questo posto. Al contrario: le mura e l’aria della mia cella, i prigionieri e le loro conversazioni mi danno la prova di cui avevo bisogno per sapere che non ho scelto una strada sbagliata – e la mia convinzione si sta solo rafforzando. Tanta parte della popolazione egiziana e il mondo ignorano cosa stiamo passando sotto questo dispotico regime fascista. Ma nessuno riuscirà ad evitare di diventare vittima di questa follia. Il loro silenzio risponde alla impossibile strategia di ficcare la loro testa nella sabbia, confidando di potersi mettere in salvo dal pericolo che ci circonda da ogni lato. Ci sono molti esempi della follia che stiamo vivendo, ma qui dentro tutto è più chiaro. È chiaro che questa infezione deve essere fermata – una infezione che ora galleggia sulla superficie del paese, dopo aver divorato ogni cosa che prima si teneva insieme. E questa è la loro catastrofe e la nostra – la cosa che loro realmente non capiscono. Non capiscono che i giovani stanno veramente lottando per una causa. È evidente dal modo beffardo in cui dicono: “E così voi sareste quelli della Rivoluzione che libererà l’Egitto”. Loro pensano che eliminando le persone che credono in un’idea, potranno uccidere l’idea stessa. Sono una mandria armata di ignoranti e di ciechi. Non c’è modo di guarirli dalla loro ignoranza fino a che avranno armi, potere e forza che danno loro l’illusione di possedere tutto, anche la ragione. So che può sembrare crudele verso la mia famiglia e i miei amici, soprattutto nello stato di paura e preoccupazione che li ha sopraffatti. Ma devo rendere chiaro a loro e agli altri che negare la mia connessione con la Rivoluzione non è una soluzione, se tante persone rimarranno in prigione per avere sognato la libertà. Rimarrei un prigioniero anche se fossi fuori di qui, e rimarremmo tutti prigionieri in una immensa prigione di massa. Ma io ho fatto quello che ho fatto per sentirmi libero e per riavere la mia libertà prima che diventasse solo una memoria – e per preservare l’ultimo raggio della luce accesa dalla Rivoluzione e dal sogno di un tempo, convinto che qualcuno doveva pur farlo».

Puoi aderire alla campagna per liberare Ahmed Said e gli altri attivisti dei diritti umani imprigionati in Egitto su http://euromedrights.org/human-rights-behindbars-in-egypt