‘Per la cultura… si mangia’

Un progetto per far vivere il Terminale Cinema di Prato.

Di Paola Donatucci Arci Prato.

Fuga dalla banalità. Così un giornale locale salutava 32 anni fa la nascita del Terminale Cinema, sorto sulle ceneri della vecchia balera di un circolo Arci del centro storico di Prato, per volontà di un gruppo di giovani soci appassionati della settima arte. Un titolo che raccontava l’anomalia (e il pizzico di follia) rappresentata dalla nascita di un nuovo cinema mentre – eravamo a metà degli anni’80 – le sale cittadine cominciavano a chiudere, a Prato come in tutta Italia. Si trattò di un progetto innovativo, realizzato in virtù di uno sforzo, anche economico, che coinvolse tutta l’Arci pratese, convinta della necessità di dotarsi di strutture adeguate per una progettazione culturale qualificata e non estemporanea: era la politica dei Centri culturali polivalenti dentro le case del popolo, che animò la discussione dell’Arci toscana del tempo. E la polivalenza, insieme all’innovazione, stava alla base del progetto Terminale, che faceva riferimento ad Arci Media, il settore dell’associazione che si occupava di cinema, comunicazione e arti visive. Il nome scelto – che ha prestato il fianco negli anni, come si può immaginare, a sfottò di vario tipo – era palesemente influenzato dalle novità tecnologiche allora emergenti (erano gli anni della diffusione dei computer), ma anche da un altro significato del termine, quello legato al viaggio, esprimendo il tentativo di rappresentare quel luogo come terminale di approdo, raccolta, sosta, arrivi e partenze di uomini e mezzi. La nascita del Terminale dette il via a una sperimentazione che intrecciò cinema, video e gola: fu realizzata ex novo la sala cinematografica di quasi 300 posti, affiancata da una saletta attrezzata per proiezioni, ma anche per incontri, presentazioni di libri, piccoli concerti, e da una trattoria che si ispirava alle indicazioni e alle pratiche di Arci Gola. Oggi che la trattoria ha chiuso i battenti, e anche il circolo Arci, che era rimasto l’ultimo nel centro storico di Prato, il cinema è l’unico sopravvissuto del grande progetto di allora e l’unico presidio dell’associazione tra le antiche mura della città. Dal 2012 una cooperativa di utenti senza scopo di lucro, fondata dall’Arci di Prato insieme ad altre realtà del mondo associativo e cooperativistico pratese, ha raccolto il testimone da quel che rimaneva del gruppo dei fondatori del Terminale, e gestisce le attività del cinema. Da allora, al vecchio nome, ormai patrimonio della città, si è affiancato il nuovo, Casa del Cinema di Prato, e al vecchio progetto di creare un luogo di cultura, socialità, aggregazione a tutto tondo, centrato sul cinema ma aperto ad altre attività ed eventi culturali e artistici, si sono aggiunte nuove finalità al passo coi tempi, come quella di essere «un luogo d’incontro, confronto, uso della conoscenza e delle culture dove trovino cittadinanza anche le tante culture del mondo e le tante comunità che si trovano a Prato». Nonostante l’impegno dell’Arci, il Terminale non è riuscito ancora a vincere la difficile lotta di resistenza e di sopravvivenza che conduce da molti anni, alla pari di tanti piccoli cinema d’essai sparsi sul territorio nazionale. Superato lo scoglio della digitalizzazione, i problemi continuano ad essere tanti: mancano capitali per realizzare gli investimenti che sarebbero necessari per ammodernare la sala; la sede è collocata in un immobile, un tempo appartenuto al PCI e oggi in gran parte abbandonato, di cui non si conoscono le sorti; le politiche di sostegno a questi presidi culturali da parte delle istituzioni sono sempre più deboli. In questo contesto, l’Arci di Prato – convinta che questa sala cinematografica rappresenti un grande patrimonio da difendere, un importante presidio culturale per l’associazione e per tutta la città di Prato, uno spazio di socialità e cultura che non deve seguire la sorte di tanti altri cinema ormai chiusi, un’esperienza viva e una buona pratica di associazionismo culturale, che deve essere rafforzata e sostenuta – è impegnata in prima linea con risorse ed energie, idee e conoscenze. Ma è anche consapevole che per vincere questa battaglia ha bisogno di coinvolgere ancora di più persone ed associazioni, istituzioni e movimenti. Per questo ha deciso di organizzare una nuova serie di iniziative per pubblicizzare e finanziare questo progetto, mettendo a disposizione alcune delle sue eccellenze gastronomiche. È nato così il progetto Per la cultura… si mangia: un percorso a tappe di pranzi e cene nei circoli, con menu preparati dai volontari e guadagni donati al cinema. Il messaggio che vogliamo lanciare è: non facciamo morire i luoghi della cultura, i cinema, i teatri, le librerie, le biblioteche. Vanno adottati, vanno sostenuti perché da essi passa la crescita (quella buona) della città e delle persone che la vivono! Per quanto riguarda il Terminale, confidiamo anche nel nuovo disegno di legge sul Cinema, sperando che contenga aiuti adeguati per queste realtà e che venga approvato in fretta, perché non c’è più molto tempo.