‘Vecchiaia: pensiamoci per tempo’

Un ciclo di incontri al circolo Arci Zenzero.

Di Luciana Castellina Presidente onoraria Arci.

Circolo Arci Zenzero, Genova sud. Da qualche anno ha avviato, in collaborazione con altre associazioni, un impegnativo lavoro sulla vecchiaia, allestendo corsi e assistendo chi ha bisogno di districarsi nel ginepraio degli uffici pubblici, oppure semplicemente risolvere i quotidiani problemi della sopravvivenza. Quest’anno siamo al IV ciclo di Vecchiaia: pensiamoci per tempo e mi chiedono di andare a parlare con loro della vecchiaia in sé, di cosa è, di come si può viverla, di come gli altri si rapportano ai vecchi, che come si sa sono ormai tantissimi, per effetto di tre battaglie vinte e di una grave sconfitta. Le prime: quella della medicina, che ha allungato la vita, la seconda quella dell’assistenza, la terza quella del controllo delle nascite che ha limitato i parti non voluti. La sconfitta è più recente: il precariato che non consente di avere i bambini che pure si vorrebbero, e l’assenza di servizi per chi invece lavora. Risultato: l’Italia è il secondo paese con più vecchi nel mondo, dietro solo al Giappone. Meglio protetta degli altri europei sul fronte delle pensioni, molto peggio su quello degli asili nido e di decenti Case di riposo (invece un record di badanti, figura di supplenza quasi sconosciuta altrove). La Liguria è comunque la regione con la più alta media d’età (non è però ‘colpa’ dei liguri, sono moltissimi gli agiati borghesi del Piemonte e della Lombardia che si stabiliscono qui in vecchiaia, e tantissimi i liguri che muoiono ammazzati dai materiali killer delle fabbriche dove lavorano. Le statistiche come si sa occultano sempre le differenze di classe). La sala dello Zenzero è stracolma. Saranno pure ufficialmente vecchi, a me sembrano tutti in pieno esercizio umano. Solo 30-40 anni fa li avremmo considerati stravecchi. E infatti la pensione, per i fortunati che ce l’hanno, non è più attesa della morte, ma inizio di una ‘quarta’ fase di vita. Sono molto contenta di questo incontro, e non solo per ragioni corporative. Io ricordo ancora un’Arci che era diventata troppo vecchia, quasi identificata con gli anziani, le loro bocce, il gioco di carte. Poi, sopratutto quando arrivò Tom Benetollo, una conquista giovanile dei circoli. E così dei vecchi non si parlò quasi più. Ricordo un congresso dei primi del 2000 in cui intervenni per lamentarmi a nome della categoria: abbandonata a se stessa. Tutt’ora mi si stringe il cuore quando vedo nei nostri circoli gli anziani nel loro angolo e i giovani che fanno le loro cose da un altro lato, quasi che solo per ragioni logistiche stessero negli stessi locali. L’iniziativa dello Zenzero mi è piaciuta molto perchè credo che i vecchi siano per l’Arci un patrimonio prezioso: mai c’è stata nella storia una rottura generazionale così profonda e non credo si sia trattato di un accadimento innocente: serve a far passare l’idea che l’alesistetro secolo sia stato solo orrore e errori, e che perciò è meglio dimenticarlo e mettersi in testa che è preferibile non provare a cambiare, meglio restare chiusi nella gabbia del presente e non farsi illusioni sul futuro. Credo che per l’Arci riattivare il dialogo generazionale sia indispensabile. Riattivare l’ascolto. E ridare ai vecchi il coraggio di riprendere la parola, annichiliti come sono stati dal sarcasmo sul nostro passato combattente. Dialogo e attivazione nei circoli di iniziative che consentano a donne e uomini di utilizzare ancora, per loro e per noi, un pezzo di vita che troppo spesso finiamo per considerare inesistente. Io mi porto dentro un cruccio da tanto: poco prima di morire, a 101 anni, la mia mamma mi disse: «Di una cosa ti rimprovero, di non avermi insegnato Internet». È vero: l’avevo considerato inutile, troppo vecchia. Un grande antropologo francese, Marc Augé, ha appena pubblicato un libretto che porta come titolo La vecchiaia non esiste. Chiede ai giovani di trattare la vecchiaia con riguardo; capendo che è ancora vita, un pezzo di vita niente affatto ininteressante.