Verità e giustizia per Giulio Regeni

Di Francesca Chiavacci Presidente nazionale Arci.

Sono bastati pochi giorni perchè le notizie sul terribile assassinio di Giulio Regeni scivolassero via dalle prime pagine di molti quotidiani. Il rischio che la vicenda venga presto dimenticata, con qualche richiamo ogni tanto sull’andamento delle indagini, è molto alto, se non certo. In questi anni abbiamo assistito troppo spesso a come, di fronte a fatti gravissimi, che hanno visto la morte o la scomparsa di tante donne e uomini che si erano impegnati per la democrazia, la verità e la denuncia della violazione dei diritti umani si siano perse nei meandri dei presunti ‘segreti’ di intelligence e di Stato. Alberto Negri alcuni giorni fa sul Sole 24 ore aveva già disegnato questo scenario: «Un giorno in cui sapremo, ma forse ci saremo anche dimenticati di che cosa stiamo parlando e l’indignazione di oggi, l’onore ferito, ci sembrerà qualche cosa di lontano e persino il nome della vittima, che oggi tutti pronunciano per chiedere giustizia, per avere un minuto sotto i riflettori e due righe di un lancio d’agenzia, ci dirà poco o forse nulla». Sappiamo che qualcuno, addirittura, comincerà a dire, come è già accaduto, che alla fine «se l’era cercata». Noi pensiamo invece che Giulio, alla stessa stregua di ragazzi e ragazze delle periferie del Cairo, di Alessandria, di Tunisi, di Damasco, di Aleppo, di Gaza e di Gerusalemme, abbia pagato con la propria vita perché voleva far conoscere e stare al fianco di sindacati e di associazioni che lottano in modo nonviolento per il riconoscimento dei diritti fondamentali di chi lavora senza un contratto, senza alcun diritto, senza la possibilità di difendersi e di protestare, per la dignità della persona umana e per potersi esprimere ed organizzare liberamente. Principi e valori che sono alla base della nostra Costituzione, della Carta delle Nazioni Unite e delle radici dell’Europa, che sempre più trovano riscontro solo nelle tragedie per essere poi dimenticati nella quotidianità e dalle scelte della politica Per questo continuiamo ad urlare la nostra richiesta di verità e giustizia per la sua uccisione, che ha provocato in noi, come in tanti altri, orrore e indignazione. In primo luogo per il comportamento delle autorità egiziane di fronte a questo assassinio. La contraddittorietà delle versioni fornite, gli arresti improvvisati e poi i rilasci, il cupo silenzio che avvolge tutta la vicenda, dimostrano che la richiesta di verità e giustizia verrà ostacolata in ogni modo. Sparizione di persone, arresti arbitrari, uso sistematico della tortura e dell’assassinio sono la prassi del regime violento di Al Sisi che non sopporta la minima opposizione. Sappiamo bene che il nostro paese ha forti interessi in Egitto. E, come lo abbiamo fatto in altre occasioni, chiediamo coerenza nelle modalità con cui si tengono le relazioni internazionali. Non è più accettabile che per interessi economici o strategici si stringano accordi e alleanze con regimi che non rispettano i diritti umani, praticano persecuzioni, torture e assassinii. L’Italia si muova in tutte le sedi internazionali, dalla Ue all’Onu, affinché venga imposto al regime egiziano la fine delle violenze, degli assassini, delle sparizioni degli oppositori e vengano ristabiliti i principi essenziali di uno stato di diritto. Lo dobbiamo a Giulio, al suo coraggio, alla sua passione civile. Lo dobbiamo ai tanti come lui.