Unioni civili: ancora un rinvio

Di Francesca Chiavacci Presidente nazionale Arci.

Slitta il voto sul ddl Cirinnà previsto per l’inizio di questa settimana. Il M5S, bollandolo come anticostituzionale, decide di non votare il cosiddetto emendamento ‘canguro’ presentato dal senatore del Pd Marcucci, che, una volta approvato, avrebbe automaticamente fatto decadere tutti gli altri emendamenti. In particolare quelli della Lega, scesi da 5mila a 500, ma comunque giudicati pericolosi per la tenuta della maggioranza, visto che toccavano argomenti ‘sensibili’ e prevedevano, in alcuni casi, il ricorso al voto segreto. Il capogruppo del Pd Zanda ottiene una settimana di ‘riflessione’ e la ripresa del dibattito viene rinviata al 24 febbraio. Intanto, nei due giorni di discussione, erano state bocciate richieste che avrebbero ritardato il percorso del ddl, non solo il ricorso al voto segreto ma anche il rinvio del ddl in commissione. Ma se già lo scenario si configurava pieno di insidie, sia per la possibilità concessa ai senatori Pd di ‘votare secondo coscienza’ – come se in materia di diritti fosse possibile appellarsi all’etica -, sia per i tentativi di mediazione che ancora proseguivano, questo rinvio non fa presagire nulla di buono. Le lacerazioni sono evidenti e lo stralcio della norma sulla stepchild adoption si annuncia come uno dei possibili terreni di mediazione. Quello che pensiamo lo abbiamo già ripetuto tante volte (l’ultima in un ordine del giorno del nostro Consiglio nazionale, che pubblichiamo più avanti): su questo punto non sono accettabili mediazioni al ribasso, in un testo che già di per sè non rappresenta il migliore possibile. La stepchild adoption costituisce uno strumento minimo di tutela, una misura adottata nel massimo interesse dei bambini e delle bambine che già ci sono, garantendo loro, in ogni caso, il diritto alla cura e al mantenimento, oltre a quello all’unità familiare. Tutte le famiglie vanno infatti tutelate allo stesso modo, nella convinzione che i diritti sono indivisibili e che devono essere garantiti a tutte e tutti. Ciò che ci lascia esterrefatti è dover constatare come ancora una volta la politica sia lontana da quello che i cittadini e le cittadine realmente vogliono e chiedono. Dalle scelte che compiono e che rappresentano una realtà sotto gli occhi di tutti, per chi la vuol vedere. Questo ci dicono le piazze del 23 gennaio. E persino il mainstream popolare (pensiamo a tutti i nastri arcobaleno esposti al Festival di Sanremo) è su una lunghezza d’onda completamente diversa da quella che tatticismi di palazzo – che hanno contaminato anche il Movimento 5 stelle, che il palazzo diceva di volerlo abbattere – e ingerenze esterne (come l’esortazione del cardinal Bagnasco alla seconda carica dello Stato perché concedesse il voto segreto) vogliono imporre al Parlamento. Con queste vicende non solo si conferma l’arretratezza del nostro paese nello scenario europeo in tema di diritti civili, ma si consuma anche un ulteriore approfondimento della distanza tra cittadini e politica. Insomma, nemmeno questa volta le istituzioni ce l’hanno fatta a mettersi in sintonia con la sensibilità prevalente nei cittadini che dovrebbero rappresentare.