Verità sulla morte di Giulio Regeni

Lordine del giorno approvato dal Consiglio nazionale Arci

Il Consiglio nazionale dell’Arci riunitosi a Roma il 13 e 14 febbraio 2016 esprime orrore e profonda indignazione per l’assassinio di Giulio Regeni. Orrore per il modo atroce in cui è stato ucciso. L’autopsia porterà ulteriori chiarimenti. Ma è già chiaro fin d’ora che la morte di Giulio è dovuta a lunghe e terribili torture. Indignazione per il comportamento delle autorità egiziane, la cui responsabilità emerge più chiara di ora in ora, di fronte a questo assassinio. La contraddittorietà delle versioni fornite, gli arresti improvvisati e poi i rilasci, il cupo silenzio che avvolge tutta la vicenda, dimostrano che la richiesta di verità e giustizia verrà ostacolata in ogni modo. Purtroppo quanto è successo a Giulio è già accaduto a molti altri, colpevoli di opporsi alla dittatura militare di Al Sisi. Sparizione di persone, arresti arbitrari, uso sistematico della tortura e dell’assassinio sono la prassi di un regime violento che non sopporta la minima opposizione. Eppure il governo italiano è stato tra i primi a dare credito al regime di Al Sisi. Sappiamo bene che il nostro paese ha forti interessi in Egitto. Ma per ottenere verità non basta chiederla, bisogna mettere in atto comportamenti coerenti. Non è più accettabile che per interessi economici o strategici si stringano accordi e alleanze con regimi che non rispettano diritti umani, praticano persecuzioni, torture e assassinii. Il Consiglio nazionale chiede che: – il governo italiano si muova in tutte le sedi internazionali, dalla Ue all’Onu, affinché venga imposto al regime egiziano la fine delle violenze, degli assassini, delle sparizioni degli oppositori e vengano ristabiliti i principi essenziali di uno stato di diritto; – la presidenza nazionale si impegni a verificare, costruire ed implementare i rapporti con le realtà della società civile egiziana, di cui anche i sindacati indipendenti fanno parte, per rafforzare le legittime aspirazioni dei cittadini egiziani a vivere in un paese libero e democratico. Lo dobbiamo a Giulio, al suo coraggio, alla sua passione civile. Lo dobbiamo ai tanti come lui.