La crisi politica in Gambia dopo le presidenziali

Spettacolo alla Casa Circondariale di Livorno

Il 1 dicembre i cittadini del Gambia hanno votato per eleggere il nuovo presidente. Yahya Jammeh, il capo dello stato uscente, confidava in una vittoria che lo avrebbe confermato per il quinto mandato consecutivo.

Le speranze dell’opposizione erano invece riposte in Adama Barrow, agente immobiliare candidato del Partito democratico unico (Pdu). Nonostante all’inizio della campagna elettorale Jammeh avesse fatto appello perché il voto fosse “libero”, nei giorni precedenti alle elezioni aveva fatto arrestare parecchi di oppositori.

Il 3 dicembre la commissione elettorale gambiana aveva dichiarato la vittoria di Barrow, un risultato che avrebbe dovuto chiudere l’epoca di un regime cominciato nel 1994, quando Jammeh aveva conquistato il potere con un colpo di stato. Il leader dell’opposizione ha ottenuto il 45,5 per cento dei voti, contro il 36,6 per cento del presidente uscente.

Il dietrofront di Jammeh
Jammeh inizialmente ha riconosciuto la sconfitta, come dichiarato anche dal presidente della commissione elettorale Alieu Momarr Njai. Ma appena una settimana dopo, il 10 dicembre, ha respinto i risultati, sostenendo che ci fossero state delle “anomalie” nel voto e nei risultati ufficiali, e chiedendo nuove elezioni. La commissione elettorale, allora, ha deciso di ricontare i voti e il nuovo conteggio ha confermato la vittoria di Barrow, anche se per un vantaggio di 19mila voti e non 40mila come annunciato la prima volta.

La mattina del 13 dicembre le forze di sicurezza del Gambia hanno occupato la sede della commissione elettorale su ordine di Jammeh, ordinando a Njai di lasciare l’edificio e vietando l’ingresso degli altri impiegati. Lo stesso giorno i presidenti della Nigeria, della Sierra Leone, del Ghana e della Liberia sono arrivati nella capitale Banjul per tentare di risolvere la crisi e convincere Jammeh a lasciare la presidenza. “Gli chiederemo di rispettare la costituzione e l’inviolabilità del processo elettorale”, ha scritto il presidente nigeriano Muhammadu Buhari su Twitter.

Le raccomandazioni dell’Unione africana
Dopo il riconteggio dei voti, il partito di Jammeh, l’Alleanza patriottica per il riorientamento e la costruzione (Aprc), ha annunciato di aver preparato la richiesta di nuove elezioni e di volerla presentare alla corte suprema. Secondo la Bbc, Jammeh avrebbe deciso di respingere il risultato quando ha saputo che ad alcuni suoi sostenitori era stato impedito di votare con il pretesto che il candidato dell’opposizione aveva già vinto le elezioni.

Il Consiglio di pace e di sicurezza dell’Unione africana si è riunito il 12 dicembre per discutere della situazione in Gambia. Il Consiglio ha concluso che il voto del 1 dicembre è stato una chiara espressione del volere del popolo gambiano e ha invitato il presidente uscente ad accettare la sconfitta “restando fedele alle parole e allo spirito del suo discorso del 2 dicembre, in cui si è congratulato per la maturità della democrazia del Gambia e con il presidente eletto Adama Barrow”.

Da L’Internazionale del 14 Dicembre 15.09

“C’è una città come tante. Ricca, avida, opulenta, consumista.
C’è una città come tante. Mal governata.
C’è una città invasa da topi. Topi che non si nascondono, ma escono allo scoperto per mangiarsi tutto.
Il governo non può più far finta di niente e promette “una bella poltrona” nel palazzo granducale a chiunque riesca a liberare la città dalla piaga dei topi.”

Chi volesse partecipare come pubblico allo spettacolo “Topo dopo topo” regia di Lara Gallo e Francesca Ricci, per il giorno 20 dicembre 2023 alle ore 14.00 all’interno della Casa Circondariale di Livorno, dovrà inviare il proprio nome e cognome, luogo e data di nascita al seguente indirizzo mail

prenotazionicarcere@gmail.com

entro e non oltre il 5 dicembre 2023.

I nominativi saranno oggetto di controlli da parte dell’Amministrazione penitenziaria, pena la non possibilità di partecipazione allo spettacolo.

Lasciate ogni smartphone in macchina, oh Voi che entrate.

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