N°3 Fermato l’affondo di Monti, la battaglia per l’acqua continua

Di Marco Bersani, del Forum dei Movimenti per l’acqua.

In queste settimane di grande enfasi sulle liberalizzazioni, il popolo dell’acqua, grazie ad una mobilitazione diffusa su tutto il territorio nazionale, è riuscito ad ottenere il ritiro di un provvedimento che avrebbe posto la parola ‘fine’ al voto referendario dello scorso giugno.

Il decreto governativo conteneva, infatti, l’esplicito divieto alla gestione dei servizi pubblici attraverso aziende speciali, ovvero gli enti di diritto pubblico che da sempre il movimento dell’acqua propone come strumenti per la ripubblicizzazione del servizio.
È una vittoria importante, perché ottenuta contro un Governo che aveva tutte le precondizioni per portare a termine l’affondo finale: consenso della quasi totalità del Parlamento, sostegno europeo e dei mercati finanziari, schieramento dei poteri forti e dei grandi mass media, clima opportunamente emergenziale. Eppure ha dovuto indietreggiare, dimostrando la persistenza, ancora otto mesi dopo, del significato politico e simbolico del voto referendario e la forza di un movimento che mantiene una diffusa capacità di mobilitazione. Ma il giudizio complessivo sul decreto non può limitarsi a questo segnale pur importante.
Perché, nel decreto si confermano, aggravandole, le norme per la privatizzazione degli altri servizi pubblici locali – anch’essi oggetto del voto – e si introduce il vincolo del patto di stabilità per le gestioni direttamente pubbliche. Unito al mancato rispetto delle modifiche tariffarie sul servizio idrico – eliminazione dei profitti dei gestori – ignorate ad oggi dalla quasi totalità delle istituzioni locali, il quadro risulta chiaro: l’attacco al referendum continua e l’ideologia del pensiero unico del mercato sembra tutt’altro che intenzionata a voler prendere atto dei propri fallimenti. Ecco perché la nuova fase del movimento per l’acqua richiederà un importante salto di qualità, sia nella mobilitazione sociale sia nell’approfondimento degli obiettivi.

Sul rispetto del voto referendario in materia di tariffa, è partita in molti territori, e presto sarà estesa a tutto il Paese, la Campagna di obbedienza civile, ovvero l’apertura di sportelli territoriali per chiedere ai cittadini di pagare la giusta tariffa, opponendo reclamo alle bollette che i gestori continuano a inviare inalterate. Sulla ripubblicizzazione dei servizi idrici integrati, la pressione sugli enti locali perché seguano l’esempio della città di Napoli, dovrà affiancarsi ad una campagna generale per la richiesta di deroga dal patto di stabilità per le spese che riguardano beni essenziali, come l’acqua, e per l’utilizzo degli enormi fondi a disposizione della Cassa Depositi e Prestiti (129 miliardi di liquidità) per gli investimenti, da ottenere a tasso calmierato, necessari al rifacimento delle infrastrutture idriche. Perché non è dalle ‘esigenze’ dei mercati, ma dal riconoscimento dei beni comuni che può nascere una nuova democrazia e un modello sociale gravido di futuro.