N°10 Appello al Governo per i migranti giunti in Italia dalla Libia

Nati e cresciuti a Sassuolo, in provincia di Modena, dove hanno studiato e costruito il loro mondo. Italiani a tutti gli effetti, ma privi di un documento che li legittimi come tali, e per questo, costretti da circa un mese a vivere nel Cie di Modena: è l’incredibile vicenda accaduta ad Andrea e Senad, due fratelli poco più che ventenni, fra quegli italiani costretti nel limbo di uno ius soli che non è permesso in Italia.
Andrea e Senad sono rinchiusi da febbraio nel Cie perché i genitori, dopo una vita di fatiche come ambulanti, hanno perso il lavoro e in seguito a questo il permesso di soggiorno e non avevano mai segnalato i figli all’ambasciata bosniaca nè li avevano naturalizzati entro i 18 anni. Così i due fratelli si sono scoperti clandestini dalla sera alla mattina, clandestini ma inespellibili perchè privi di nazionalità. E da circa un mese ‘ospiti’ in una struttura peggiore del carcere.
«Non siamo nè ospiti nè intrusi: siamo italiani. L’assurdità della nostra vicenda – si legge nella lettera che hanno inoltrato alla Corte europea dei diritti dell’uomo e al Presidente Napolitano – è che non possiamo essere espulsi perché il paese dei nostri genitori non ci ha mai censiti né sa chi siamo. Così rimaniamo al Cie, a spese del contribuente italiano in attesa di un provvedimento di espulsione che non potrà mai essere eseguito…in Francia si diventa subito cittadini, in Italia non speriamo
nella cittadinanza ma almeno speriamo di non restare reclusi in questo carcere».

«Questo è l’ennesimo caso di razzismo istituzionale – ha denunciato Cécile Kyenge, portavoce nazionale del Primo marzo – il governo deve dare risposte concrete sui diritti di cittadinanza delle seconde generazioni perché questo è solo l’inizio di un problema che si ripeterà negli anni: è quindi importante dare soluzioni definitive oggi».
Per questo, insieme ad alcune associazioni tra cui l’Arci, Dawa, Donne nel mondo, Giù le frontiere, il comitato ha promosso, in occasione della prima udienza, un presidio davanti al giudice di pace e una petizione a favore dell’immediato rilascio di Andrea e Senad e del riconoscimento, per loro, della cittadinanza italiana.
È possibile firmare la petizione su www.petizionepubblica.it/?pi=P2012N21826
I l Tavolo Asilo, un forum informale delle maggiori organizzazioni sociali tra cui l’Arci attive nel campo dell’asilo e della protezione dei richiedenti asilo e rifugiati, coordinato dall’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), ha presentato oggi, insieme a molte altre associazioni, enti locali ed enti di tutela operanti in questo settore, un appello al governo affinché si trovino al più presto soluzioni adeguate e rispettose dei diritti umani per i migranti, richiedenti asilo e rifugiati di vari paesi giunti in Italia nel 2011 a causa del conflitto in Libia.

Lo scorso anno oltre 1,3 milioni di persone di varie nazionalità hanno lasciato la Libia per sfuggire alla violenza. Di queste, circa 28mila hanno attraversato il Mediterraneo in cerca di sicurezza in Italia.
Tra loro vi erano rifugiati in fuga da altri paesi che si trovavano in Libia e anche migranti che da anni lavoravano in quel paese. Al loro arrivo in Italia sono stati tutti incanalati nella procedura d’asilo.
Va notato che l’ottenimento della protezione internazionale, ovvero dell’asilo, si basa sulla condizione del singolo nel paese di origine, non in quello di transito o in cui risiede per motivi di lavoro.
Appare pertanto necessario trovare soluzioni eque e ragionevoli che tutelino in modo adeguato i bisogni di assistenza di coloro che sono fuggiti dal conflitto in Libia ma che tuttavia non posseggono i requisiti per ottenere la protezione internazionale, evitando di generare situazioni di irregolarità senza soluzione a breve termine.
In questo contesto, il Tavolo Asilo e le altre organizzazioni aderenti all’appello propongono al governo e alle autorità competenti di valutare l’opportunità di una più ampia attuazione delle norme vigenti in materia di protezione umanitaria che permetterebbe di rilasciare un permesso di soggiorno alla maggior parte delle persone arrivate dalla Libia e la concessione di un permesso d soggiorno a titolo temporaneo a quanti non hanno ottenuto il riconoscimento della protezione internazionale, né la protezione umanitaria. In tal modo si concederebbe a queste persone un ulteriore periodo di regolare soggiorno in Italia, al fine di poter predisporre adeguati programmi di ritorno volontario assistito con un adeguato incentivo economico, sia verso i Paesi di origine, sia verso la Libia, quando la situazione sarà sufficientemente stabile e sicura da poter garantire il rispetto dei diritti umani.
Inoltre, tali misure consentirebbero, ove ricorrano le condizioni previste dalla legge, di convertire il permesso di soggiorno temporaneo in un permesso ad altro titolo.
Il Tavolo Asilo e gli altri soggetti che hanno sottoscritto l’appello esortano quindi le autorità ad adottare quanto prima le misure più appropriate per coloro che rischiano di diventare irregolari.
Le sollecitano inoltre a facilitare il processo di integrazione di coloro ai quali è stata riconosciuta la protezione internazionale.