N°10 La forza di non lasciarli soli

Ancora una volta, nel silenzio quasi totale dei media e nell’incapacità delle diplomazie internazionali di intervenire, la popolazione della Striscia di Gaza si ritrova ad essere sotto attacco. Bombe che vengono dal cielo e che ad oggi hanno già ucciso più di venti persone, tra cui diversi bambini. Gaza: una prigione a cielo aperto per le persone che ci vivono, un’area difficilmente raggiungibile per gli internazionali che vogliono portare la loro solidarietà. Israele come sempre ha delle motivazioni, ma stavolta sembrano ancora meno chiare del solito. Non ci sono pronunciamenti sulla durata degli attacchi e lo schermo dei terroristi che devono essere uccisi per la sicurezza di Israele diventa di nuovo la scusa per mietere vittime civili, ma soprattutto per indebolire quel processo di riconciliazione interna che tanto faticosamente era stato istruito. Solo pochi mesi fa, Richard Falk, il relatore speciale dell’ONU per i Territori Palestinesi Occupati, sosteneva che il blocco israeliano della Striscia di Gaza costituisce «una politica deliberata di punizione collettiva che è indifendibile legalmente e biasimevole moralmente».
Dichiarazioni che non sono servite a migliorare minimamente le tragiche condizioni di vita dei palestinesi né a fare passi avanti nei percorsi di riconoscimento dello Stato di Palestina. Per tutte le vittime innocenti di questi ultimi attacchi, per chi sta pagando da troppo tempo l’ingiustizia umana con una vita di sofferenza e di diritti negati, dobbiamo avere la forza di non lasciarli soli, di non cadere nell’indifferenza, ulteriore barriera di isolamento per la Striscia di Gaza.