N°18 La soluzione siamo noi

di Andrea Baranes, presidente della Fondazione culturale Responsabilità etica

In ordine di tempo, l’ultima notizia è arrivata dalla JP Morgan, che negli scorsi giorni ha ‘bruciato’ due miliardi di dollari con i CDS, i derivati che permettono di scommettere contro il fallimento di Stati e imprese.
La finanza etica, all’opposto, è fondata sulla completa trasparenza, l’attenzione alle conseguenze non economiche delle azioni economiche, la partecipazione e l’accesso al credito.
Altre tipologie di derivati consentono di speculare sul prezzo del cibo e delle materie prime. Gigantesche scommesse che falsano i prezzi e provocano danni enormi tanto per i piccoli produttori quanto per i consumatori.
Dall’altra parte troviamo l’agricoltura biologica, la filiera corta e a ‘km 0’, i gruppi di acquisto solidale. Da anni i rapporti commerciali su scala internazionale sono dettati dalle logiche del profitto e dagli oligopoli delle maggiori imprese transnazionali. All’opposto troviamo il commercio equo e solidale, che promuove rapporti giusti e di lungo periodo con i piccoli produttori nel Sud del mondo.
Solo il referendum dell’anno scorso ha bloccato la realizzazione di centrali nucleari nel nostro Paese, mentre si insiste con grandi impianti e i combustibili fossili. L’alternativa è un modello fondato sull’efficienza energetica, l’utilizzo di fonti rinnovabili e la microproduzione.
Nella visione neoliberista nella quale siamo immersi da decenni l’unico obiettivo è la crescita del PIL e dei consumi. Dall’altra parte si sta sviluppando un movimento per il riuso e il riciclo e per diminuire il consumo di materie prime. Lo stesso dogma neoliberista ha portato il lavoro a diventare una mera variabile di costo da minimizzare per garantire gli alti profitti e i dividendi inseguiti dagli speculatori finanziari. All’estremo opposto nuove forme di economia vedono nel lavoro e nei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori la leva fondamentale per un’uscita duratura dall’attuale crisi. Questi sono unicamente alcuni esempi.
Negli ultimi anni milioni di persone si sono spostate verso un consumo critico e forme di ‘altra economia’ che comprendono anche il software libero, il turismo responsabile, la mobilità sostenibile e molti altri. Non è più possibile pensare semplicemente di rendere un poco più presentabile l’attuale sistema, lanciando come uno slogan la ‘green economy’ per dare una pitturata di verde sulla superficie e continuare come e peggio di prima. Un nuovo modello non solo è realizzabile, ma esiste già. Da nove anni è presentato a Terra Futura, la mostra convegno che si terrà dal 25 al 27 maggio a Firenze e che unisce l’analisi teorica intorno ai grandi temi e alle sfide che dobbiamo affrontare con le buone pratiche. In molti casi parliamo ancora di esperienze di piccole dimensioni, ma in forte crescita, che creano lavoro e buona economia nel rispetto dell’ambiente, e che stanno creando reti sempre più solide.
Non è più possibile prendersela genericamente con l’inefficienza della politica o con ‘i mercati’. Il mercato è l’incontro della domanda e dell’offerta. E la domanda siamo tutti noi, ogni volta che facciamo la spesa, andiamo in banca, scegliamo un prodotto o un servizio piuttosto che un altro. Di fronte ai disastri combinati dalla finanza speculativa, a un modello economico e sociale insostenibile per le persone e l’ambiente, a una politica troppo spesso in ritardo, se non complice attiva di questo stato di cose, è dal basso, dal nostro impegno che occorre ripartire.
Appuntamento a Terra Futura per discutere e capire tutti insieme come fare.