Il carcere al tempo della crisi

di Marco Solimano, Garante dei Detenuti del Comune di Livorno e Presidente ARCI.

La Corte Europea per i diritti umani di Strasburgo, ha sigillato, con una importantisima sentenza, quello che noi dell’ARCI, ma non solo, oramai da tempo denunciamo.

Le carceri italiane vivono una situazione di palese e perdurante illegalità.

E nonostante gli appelli del Presidente della Repubblica, le reiterate iniziative di Pannella, l’impegno costante di moltissime associazioni per la tutela dei diritti umani, questo Parlamento non è stato in grado di discutere nemmeno il limitatissimo pacchetto Severino, testimoniando una pericolosissima pervicacia nell’assenza o nell’incapacità di iniziativa.

Per noi la questione carcere non è più dilazionabile, poiché rappresenta una vera minaccia alla tenuta democratica ed alla civiltà del nostro Paese oltre che un attentato alla nostra Carta Costituzionale. L’idea che per alcune fasce di cittadini, in questo caso i detenuti, ci possano essere limitazioni o lesioni dei diritti fondamentali, appartiene ad una sottocultura espulsiva e punizionista che respingiamo con forza .

Il prossimo governo, che uscirà dalla tornata elettorale di febbraio, dovrà assumere da subito il tema del sovraffollamento degli istituti di pena così come quello di una riforma radicale del sistema sanzionatorio e delle alternative alla pena detentiva. E sarebbe utile ed importante che questo fosse uno dei temi in agenda anche in campagna elettorale.

Bisogna prioritariamente liberare il nostro sistema giuridico da leggi che nel corso degli anni hanno prodotto carcere, sovraffollamento, degrado. La Bossi Fini sull’immigrazione, La Fini Giovanardi per quel che riguarda le tossicodipendenze, La Cirielli per le recidive ed i tanti decreti sicurezza che hanno profondamente danneggiato ed inquinato il sistema delle tutele e ridotto il carcere ad una vera e propria discarica sociale. Il sovraffollamento si comincia a combattere da queste dimensioni.

Abbiamo di fronte una grande sfida ed una vera battaglia di civiltà: pensiamo che i tempi siano maturi affinchè la dimensione progressista e rinnovatrice della politica, che sinora ha sottovalutato la questione non assumendo le responsabilità che gli competevano, possa contribuire all’apertura di una stagione di diritti e civiltà nel nostro Paese.