Le tappe toscane di Carovana

Di Dario Pruiti, carovaniere.

Da 21 anni gira una febbre tipica all’interno dell’Arci: la febbre del carovaniere,una bulimia affettiva che altera le abitudini e ti precipita su un furgone in giro per l’Italia e l’Europa tra circoli Arci, stazioni di servizio, presidi di giustizia sociale e stanchezza rinfrancante. Non è semplice accettare il rischio fisico di guidare o stare su un furgone per strade ed autostrade invase da tir e Nuvolari inesperti, saltare pasti, sonno, lavoro, affetti e rimanere in balia di naturali imprevisti. Non sempre è facile trovarne dei carovanieri. Michele e Marzia, ad esempio, prima di ‘agganciare’ me e Rudi rispettivamente a Poggibonsi e Roma, hanno dovuto ri-verificare il funzionamento del furgone con un pit stop tecnico lungo quasi quanto l’Italia. Poi, miracolosamente, le tessere del puzzle si ricompongono e le tappe toscane della Carovana Antimafie 2015 possono partire. Il 26 giugno Fausto Sestini ci aspetta appena fuori San Gimignano, vicino la porta di San Giovanni. Uno dice: ma se il tema della Carovana sono le Periferie al centro, che ci facciamo in un luogo splendido, antico e valorizzato come questo? La ragione si chiama Circomondo Festival, copromosso da Carretera Central insieme ad Arci Siena. Un festival di giovani artisti che si sono formati attraverso l’esperienza del Circo Sociale in tutto il mondo che non conta, quello violentato dalla finanza guerrafondaia e dalle mafie. Per l’occasione al furgone della Carovana è concesso il privilegio di sostare ed allestire la mostra in piazza Duomo. Qui la Carovana ha incrociato le parole dei ragazzi afghani, brasiliani, valenziani, napoletani che fanno del gioco circense una potentissima arma di emancipazione sociale. Ci hanno consegnato il segreto autentico che li porta al riscatto sociale attraverso il gioco, l’allenamento e Gramsci! Sì, perché da lì a poco, quando nell’Aula consiliare Circomondo e Carovana hanno incontrato il Prefetto e le istituzioni, Giovanni (nome di fantasia), artista, ragazzo nato e cresciuto in un quartiere di Napoli tra camorra, violenza e diritti negati scandisce a chiare lettere che la sua scelta nasce dalla consapevolezza di non voler essere quel «peso morto della Storia» che opprime chi da sempre è ai margini, sfruttato e vilipeso. Prima di fare festa, durante la parata notturna del Circo, abbiamo capito perché la Carovana era lì, ad incrociare i partigiani da tutte le periferie del mondo, dalla Spagna al Brasile, dalla Palestina all’Africa, dai giocolieri ai clown (persino quelli degli ospedali ed anche un clown della Lazio che si chiama Simone e che ho l’obbligo di ricordare). Il giorno dopo (27 giugno), ci siamo precipitati a Firenze, nel quartiere le Piagge, al centro di un mercatino prossimo alla comunità inventata da Alessandro Santoro. In questa periferia siamo stati travolti da un’umanità organizzata e ci siamo ‘fatti compagni’ per capire meglio i problemi della ludopatia (facile fonte di lucro per le mafie), dello sfruttamento insensato del territorio. Durante un’assemblea con Cgil, Cisl,Uil, rappresentanti della comunità, Libera e Arci abbiamo focalizzato il bisogno di costruire aggregazione per rivoltare come un calzino l’idea del guadano sfrenato, del profitto ad ogni costo. Ci siamo talmente arricchiti che non abbiamo resistito alla tentazione di portare fisicamente con noi, verso la prossima tappa, Barbara, una determinatissima compagna della Cgil. Insieme siamo andati a Cistio del Mugello: ci aspettava Valentina dell’Arci ed un intero circolo di memoria partigiana. Da quelle parti Ester e Sofia hanno riportato anche un presidio di Libera ed è stato incredibilmente piacevole ascoltare l’impegno rinnovato di legalità democratica tra le colline di Don Milani. Partecipare al racconto collettivo degli ex alunni di Barbiana, ricordare l’emancipazione civile del mondo contadino e laico attraverso l’impegno civile profuso da uno dei preti più detestati dalle gerarchie ecclesiastiche: un’altra pietra di periferia sentimentale che riporta come idea centrale la solidità della giustizia sociale. A Barbiana la Carovana è andata a piedi, con lo striscione sulle spalle, per il ‘sentiero della Costituzione’ e lungo 7 km di bosco appennino per vedere il santo scolaro e la piscina, tutte cose costruite laicamente dagli allievi di Milani. Di ritorno ci siamo rinfrancati tra canti, rime e danze di maggio (anche se maggio non è). La mattina del giorno successivo (28 giugno) ci siamo imbottigliati verso il traffico estivo di Cecina.

Il circolo Arci Risorgimento ci aspettava per un’iniziativa della Carovana e per incrociare il nostro racconto di periferie. A Cecina i preparativi del MIA, il Meeting Antirazzista di Arci Toscana coetaneo della Carovana, erano pronti: non potevamo mancare. Da lì ci siamo inerpicati verso Castelnuovo Val di Cecina. Prima di arrivarci, per colpa di un caffè, abbiamo scoperto il presidio dei lavoratori della Smith di Saline di Volterra. In pratica abbiamo capito di essere arrivati nel posto giusto quando abbiamo realizzato che un’intera comunità, quella della Val di Cecina, sta manifestando una solidarietà esemplare a centinaia di lavoratori che rischiano il posto di lavoro. A Castelnuovo, al circolo Arci, Stefania e Gaetano del comitato territoriale ci accolgono presentandoci all’intera famiglia del circolo. Catia, la presidente, è un fiume in piena, inarrestabile. Ci spiega subito che il circolo Arci è in breve diventato il luogo di aggregazione per le centinaia di migranti che anche da queste parti contribuiscono a salvare scuole, servizi sanitari e assistenziali, messi a dura prova dai tagli dell’austerità. Non c’è molta differenza tra la paura imposta ad Atene e questa terra. L’arrivo della Carovana Internazionale Antimafie in questa periferia di circa 2000 abitanti è stato essenziale, è stato il segnale puntuale che esiste una rete associativa in grado di riportare fuori dai confini importantissime battaglie culturali e di progresso, in grado di mettere al centro l’umanità e non il profitto. Dal palco interveniamo noi, la Cgil, associazioni locali che rivendicano continuamente la centralità della lotta per la dignità del lavoro degli operai della Smith. Ma non solo. L’ombra delle eco-mafie, dello sfruttamento dei caporali e dei migranti è ormai una costante da queste parti. Denunciarlo, farlo con la Carovana che domani porterà tutto questo da qui al cuore di Bruxelles si è rilevato dirompente, un’iniezione di speranza e fiducia. La febbre del carovaniere passa così, con la gratitudine rivolta ai compagni di strada, a quelli che con testardaggine continuano a progettare Carovana facendola crescere, a quelli che fanno tutto questo per quello che sono e per nient’altro. Adesso torno in Sicilia, da dove tutto è partito e dove rincontrerò, ad ottobre, 21 anni di passione civile e democratica. Grazie Toscana. Grazie Carovana.