Un’indagine medica indipendente sulla morte di Stefano Cucchi

Medici per i Diritti Umani (Medu) ha presentato nei giorni scorsi al Senato Il caso Cucchi. Indagine medica indipendente sulla morte di Stefano Cucchi. L’indagine analizza eventuali quadri clinici che abbiano avuto una rilevanza nella tragica vicenda e nella morte di Stefano Cucchi e che non siano ancora stati presi in considerazione. In particolare, nel corso dei due processi, non è stato in alcun modo indagato il quadro psichico del paziente. Con questa indagine si è voluto verificare se accanto alle evidenti lesioni fisiche, vi siano state conseguenze psicologiche al trauma e se un eventuale quadro sintomatico indotto dal trauma psichico abbia influito significativamente sul decorso evolutivo che ha portato alla morte di Stefano Cucchi. L’indagine si basa sullo studio e l’analisi della documentazione processuale. È stata inoltre analizzata la documentazione della Commissione parlamentare di inchiesta e sono state raccolte testimonianze dai familiari e da operatori socio-sanitari che hanno seguito Stefano nel periodo precedente alla detenzione. Dalla narrazione cronologica degli eventi all’analisi delle conseguenze fisiche e psichiche del trauma, dalla riflessione sulla natura degli atti violenti alle considerazioni sulle causa della morte, questa indagine cerca di restituire una ricostruzione dei fatti compatibile con la logica clinica e con la verità «umanamente accertabile». «Picchiato due volte e ucciso dallo shock postraumatico», così sostiene Medu, associazione che da anni cura rifugiati e migranti in fuga. Ci sarebbe cioè una connessione tra le violenze subite (almeno due volte) dal giovane e la sua morte in un ospedale romano, una settimana dopo il Dichiarazione di Francesca Chiavacci, presidente nazionale Arci suo arresto. Una interdipendenza che, se raccolta, trasformerebbe l’accusa di lesioni in quella di omicidio preterintenzionale. Secondo Medu, «c’è un’ampia letteratura che considera le reazioni psichiche a un’aggressione sullo stesso piano delle complicanze cliniche, tanto da poter risultare decisive nell’aggravarsi di una persona e nella sua morte». Il punto di vista di Medu è quello di chi ha curato centinaia di vittime di violenza, a volte di tortura. Le conclusioni della sua indagine dicono che «non è possibile comprendere la tragica vicenda di Stefano Cucchi senza prendere in considerazione, oltre alla violenza fisica, la dimensione psico-traumatica e la gravità della sue conseguenze, che hanno avuto effetti ancora più devastanti delle ferite provocate dalle lesioni fisiche». In sei giorni è avvenuta la demolizione di un essere umano, si legge. L’indagine medica fa anche una ricostruzione cronologica degli avvenimenti e conclude: «Si può affermare con certezza che Stefano Cucchi ha subito violenze che gli hanno provocato traumi multipli nel periodo intercorso tra la perquisizione presso la casa dei genitori e la visita medica effettuata alla città giudiziaria di piazzale Clodio. Tali violenze non possono che essere ricondotte ai pubblici ufficiali che lo hanno avuto in custodia durante questo periodo». La ritraumatizzazione, conclude l’indagine ricordando la doppia violenza subita, «acuisce i sintomi psicopatologici di un paziente».