Intervista al primo sindaco omosessuale che si è sposato in Italia

Nel 2015 è stato eletto sindaco di San Giorgio a Cremano a soli 35 anni, e nel 2016, precisamente lo scorso 24 settembre, ha raggiunto un altro importante traguardo: il matrimonio con Michele Ferrante, 35 anni, suo compagno di vita da 9 anni. Raggiungendo un altro primato: è stato il primo sindaco omosessuale a sposarsi in Italia. Ad officiare il rito, che si è svolto presso il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa a Portici, è stata Monica Cirinnà, promotrice della legge sulle unioni civili finalmente approvata anche in Italia. Suo testimone di nozze Mariano Anniciello, presidente Arci Napoli, a cui è legato da anni da una lunga amicizia. Crede che la legge sulle unioni civili sia stato un passo importante per l’Italia? È stata sicuramente importante, non solo per le coppie che ora possono unirsi civilmente ma anche per chi osserva questa situazione: pone infatti finalmente la società nella possibilità di considerare ‘normali’ le coppie LGBT. Alcuni giorni fa sono stato ad un’iniziativa in un centro sociale per anziani, in molti si sono avvicinati per farmi gli auguri. Ho visto un affetto sincero, da parte loro come di tanti miei concittadini che hanno voluto essere presenti alla cerimonia. Oltre a ricoprire un incarico istituzionale, lei risiede nel sud Italia: in che modo sono state viste le sue scelte nella comunità in cui vive e nella sua famiglia? Intorno alla mia figura si è creato clamore perché sono il primo sindaco a sposarsi in Italia, ma spero che tra qualche mese questa non sia più considerata una notizia, ma la normalità. Non ho mai fatto mistero del fatto di essere omosessuale ed ho da anni, pubblicamente, un compagno. Sono stato vicesindaco per nove anni nel mio Comune ed ho ricoperto incarichi pubblici senza essere attaccato o giudicato per questo. Probabilmente nel nord Italia c’è maggiore chiusura, al sud c’è una società molto più aperta. La mia famiglia ha sempre accettato con serenità la mia omosessualità: mia nonna di 100 anni, che ha partecipato al matrimonio, continua a chiedersi come mai questa cerimonia abbia riscosso tanta curiosità. Cosa vorrebbe dire ai sindaci che non vogliono applicare questa legge? Qualcuno in proposito ha parlato di obiezione di coscienza. Io parlo di ‘obiezione di intelligenza’: se la legge dice che due persone possono unirsi, va applicata; in qualità di sindaco, semplicemente, devo farla rispettare. Pensare che un matrimonio sia un gesto di amore è qualcosa che rende normale ogni unione, a prescindere dal sesso di chi si sposa.