Il più grosso conflitto ambientale energetico della storia del Cile ha un risvolto italiano: l’Enel, che acquisendo Endesa, è diventata azionista di maggioranza dell’impresa Hydroaisèn, proprietaria dei diritti sull’acqua in Patagonia. Il progetto consiste nella realizzazione di cinque grandi dighe nel cuore della Patagonia cilena, nei fiumi Baker e Pascua, 2300 chilometri a sud di Santiago del Cile. L’energia verrebbe portata a nord da un elettrodotto altrettanto lungo, con una completa indipendenza energetica, tutta in fonti pulite.
Dalla parte degli oppositori, in prima linea il Vescovo della regione di Aysen Luis Infanti de la Mora e i leader del movimento Patagonia sin represas, non c’è solo l’accusa di devastazione ambientale in una delle ultime macro-aree intatte del pianeta, ci sono anche divergenze sulle fonti energetiche e le questioni di proprietà. I fiumi sono privati, e su questo punto l’iniziativa Patagonia sin represas si salda con la campagna per la rinazionalizzazione dell’acqua in Cile, che fu venduta ai privati dal regime militare. Punto di riferimento della campagna è il senatore Guido Girardi, che spiega: «La nostra è stata una delle privatizzazioni più spinte del mondo, non si tratta solo di gestione degli acquedotti ma di concessioni private permanenti sulla proprietà delle fonti e dei corsi d’acqua». Nel caso specifico del progetto Hydroaisèn, il Consiglio per la difesa della Patagonia non chiede solo di bloccare il progetto delle dighe, ma chiede a Enel di restituire i diritti dell’acqua acquisiti da Endesa quando Pinochet privatizzò anche i fiumi.
«È legale, ma eticamente insostenibile – dichiara il Vescovo Luis Infanti, nato a Udine ma in Cile da 35 anni – chiederemo a Enel di trovare il modo di restituire questa concessione al popolo cileno». Luis Infanti ha anche scritto una lunga lettera pastorale, un saggio divulgativo teologico scientifico e pratico, intitolato Dacci oggi la nostra acqua quotidiana. Insieme ad alcuni leader del movimento, sarà in Italia il prossimo 29 aprile per partecipare, tutti come ‘azionisti critici’, all’assemblea dell’Enel. Dal punto di vista energetico, al posto delle grandi dighe, gli oppositori insistono sul risparmio energetico e sul solare, sull’eolico e sulla geotermia.